Il dolore del Papa per la morte del cardinale Shan, testimone di Cristo in Asia
Benedetto XVI ha espresso il suo profondo cordoglio per la morte, avvenuta mercoledì
scorso in un ospedale cattolico di Taiwan, del cardinale gesuita cinese Paul Shan
Kuo-hsi, vescovo emerito di Kaohsiung. Il porporato, che avrebbe compiuto 89 anni
il prossimo 3 dicembre, era malato di cancro. Il servizio di Sergio Centofanti.
Il Papa - in
un telegramma inviato all’attuale vescovo di Kaohsiung, mons. Peter Liu Cheng-chung
- manifestando la sua gratitudine a Dio per il ministero svolto dal cardinale Shan
in tanti anni di servizio alla Chiesa, si unisce a quanti piangono la sua scomparsa,
compresi suoi confratelli gesuiti, e affida “la sua anima sacerdotale alla misericordia
infinita di Dio”.
Cordoglio per la sua scomparsa è stato espresso da molte
autorità civili e religiose: tra gli altri – riferisce l’Agenzia Fides - ha inviato
un messaggio il presidente della Repubblica di Cina (Taiwan) Ma Ying Jiu. Il Gran
maestro buddista Sheng Yan ha detto: “Il suo pensiero e la sua saggezza suscitano
una profonda riflessione in tutti noi". I funerali si terranno il primo settembre
"con un rito semplice e sobrio, secondo la volontà espressa dal cardinale nel suo
testamento". Come voluto dal cardinale, tutte le offerte raccolte saranno devolute
alla "Fondazione di Shan Guo Xi per l'Assistenza sociale delle etnie e delle fasce
deboli".
Il cardinale Shan, molto amato dai suoi fedeli, ha dedicato tutta
la vita alla riconciliazione della Chiesa in Cina. Caloroso il suo ringraziamento
a Benedetto XVI per la Lettera rivolta ai cattolici cinesi nel 2007, con l’invito
al perdono e a superare incomprensioni e divisioni tra credenti rimasti fedeli durante
le persecuzioni e credenti che hanno ceduto per debolezza. Il porporato vedeva la
grande vitalità della minoranza cristiana in Asia, non intimorita dal fatto di vivere
come un granello di senape in mezzo a tante altre religioni e in un contesto spesso
materialista e ateo. Citava spesso Giovanni Paolo II che vedeva nel Terzo Millennio
una nuova primavera del cristianesimo.
Il porporato era molto impegnato sul
fronte dell’evangelizzazione e del dialogo interreligioso, con una forte attenzione
alla formazione dei sacerdoti e di un laicato ben preparato. Grande la sua attività
sociale con molteplici iniziative a favore di poveri, malati, anziani, donne sfruttate,
detenuti. Negli ultimi anni era intervenuto pubblicamente chiedendo al governo di
Taiwan di ridurre il divario tra ricchi e poveri e di abolire la pena di morte. Nel
2006 il cardinale Shan scopre di avere un cancro ai polmoni con una diagnosi di 4
o 5 mesi di vita. L’agenzia Zenit riportava le sue parole: “All’inizio ho chiesto
al Signore 'Perché io?'. Quando mi sono calmato, ho riconosciuto che è la volontà
di Dio. Voleva che io aiutassi gli altri condividendo la mia esperienza personale
con loro. Ora penso 'Perché non io?'. Un cardinale non ha il privilegio di essere
in salute per sempre!". Inizia così il suo viaggio attraverso le diocesi dell’isola
di Taiwan per infondere nelle persone il coraggio di affrontare le sfide della vita.
Il cardinale Shan si riteneva “molto felice di essere un testimone del Vangelo” all’ultimo
stadio della sua vita e, sull’esempio di Giovanni Paolo II, aveva riposto tutto nelle
mani di Dio.