Seminario di Erice. Prof. Zichichi: più cultura scientifica per sfide del 21.mo
secolo
È in corso ad Erice dal 19 al 25 agosto la 45.ma edizione dei Seminari internazionali
sulle emergenze planetarie, organizzati dalla Federazione Mondiale degli Scienziati
e dal Centro di cultura scientifica “Ettore Majorana”. Il tema dell’incontro di quest’anno
è “Il ruolo della scienza nel terzo millennio”. Una sfida di cui ha parlato il prof.
Antonino Zichichi, fondatore del Centro "Ettore Majorana", al microfono di Marco
Guerra:
R. – Le emergenze
planetarie non sono due o tre, sono 71. I nostri temi sono la proiezione attuale delle
cose che bisognerebbe studiare a fondo per risolverle. Noi siamo divoratori di energia,
ma a che livello mangiare energia è sostenibile? Un altro problema è la produzione
di cibo a livello globale: bisogna che si capisca qual è il livello energetico al
quale noi possiamo arrivare per produrre globalmente abbastanza cibo per i sette miliardi
di esseri viventi, che popolano questa "navicella spaziale" che gira attorno al Sole.
Un altro problema, per esempio, è la dinamica delle foreste: noi non possiamo ignorare
che se non ci fossero foreste noi non sopravvivremmo. Un altro problema è l’inquinamento
dell’acqua e l’invecchiamento della razza umana: questa forma di materia vivente alla
quale apparteniamo è destinata a vivere molto più a lungo, ponendo problemi di cui
la comunità scientifica si deve occupare. Un altro tema trattato è quello della sicurezza
nell’informazione. Tutte queste cose non fanno parte della cultura del nostro tempo,
che è detta moderna, ma in verità è prearistotelica. Ecco, l’importanza che la scienza
entri nella cultura del terzo millennio: oggi noi viviamo come se nessuno sapesse
quali sono le leggi fondamentali che reggono il mondo.
D. – Quindi, la scienza
ha il compito di sensibilizzare la politica e la società civile sulle vere emergenze
da affrontare?
R. - Le faccio un esempio: tutti sono terrorizzati dall’anidride
carbonica, ma se non ci fosse anidride carbonica nell’aria, noi non potremmo avere
le piante. Senza l’effetto-serra è molto difficile pensare che potrebbe esistere la
vita in questo satellite del Sole. Come si spiega allora che tutti sono terrorizzati
da questi due effetti: l’anidride carbonica e l’effetto-serra? Quanto incide su questo
l’attività umana? Ecco il problema chiave. Nella peggiore delle ipotesi, incide per
il 5%. Il 95%è, infatti, dovuto alla natura non all’uomo. Quindi, attenzione: quando
parliamo di emergenza planetaria, dobbiamo occuparci delle vere emergenze, che sono
71, e non sono né l’effetto serra e né l’anidride carbonica, due effetti su cui i
governi di tutto il mondo sono decisi ad intervenire, spendendo miliardi di dollari,
invece di spenderli nelle 71 emergenze planetarie reali, di cui dovremmo cercare di
superare gli effetti.
D. - Nelle sessioni di questa edizione, sono più volte
riproposte le tematiche del terrorismo e della sicurezza, legate alle tecnologie moderne.
Emerge, dunque, sempre di più, l’esigenza sociale di mettere sotto controllo tutti
i risvolti delle applicazioni tecnologiche a cui porta la scienza...
R. – Le
applicazioni tecnologiche non sono più scienza, come insegna Giovanni Paolo II, le
applicazioni tecnologiche pro o contro l’uomo, pro o contro la vita, pro o contro
l’abilità umana, sono un fatto culturale. Le tecnologie, e quindi le applicazioni
tecnologiche della scienza, sono strumenti di potere, quindi pro o contro. Ma il pro
e il contro non nasce dalla scienza, come dimostra il fatto che la comunità scientifica
mondiale ha sempre proposto soluzioni, per superare quello che sono oggi le esigenze
planetarie.