Siria. Finisce la missione Onu. I ribelli: catastrofe umanitaria a Herak
All’indomani della conclusione della missione Onu in Siria, nel Paese imperversa ancora
la violenza. Sarebbero una ventina le vittime di oggi, 170 solo ieri. I ribelli hanno
parlato di catastrofe umanitaria a Herak, città nella provincia meridionale di Daraa,
mentre il governo ha annunciato l’uccisione di due terroristi nella stessa zona. Ce
ne parla Benedetta Capelli:
Della missione
Onu in Siria resta soltanto un ufficio di collegamento a Damasco per supportare l’inviato
delle Nazioni Unite e della Lega Araba Brahimi. Gli osservatori Onu hanno lasciato
il Paese perché il loro mandato non è stato prolungato dopo l’accertata violazione
da parte di ribelli e lealisti degli accordi internazionali che prevedevano la protezione
dei civili. E ora il timore è per la sorte delle persone che sono a Herak, città da
3 mesi sotto assedio, e dove mancano cibo e medicinali: i ribelli parlano di una vera
e propria catastrofe umanitaria. Sempre nella zona, il governo ha annunciato l’uccisione
di due “pericolosi terroristi”. E intanto è polemica soprattutto in Inghilterra dopo
la rivelazione di alcuni organi di stampa per i quali in Siria i servizi di intelligence
britannici e tedeschi avrebbero cooperato con l’opposizione nel lanciare i più pesanti
attacchi contro le forze militari del regime. Accuse arrivano oggi anche dalla Russia.
Mosca sostiene che i ribelli stiano ricevendo armi di fabbricazione occidentale. Ieri
il presidente Assad è tornato a mostrarsi in pubblico, in moschea per pregare per
la fine del Ramadan. Era circondato dai suoi fedelissimi, ma non dal vice-presidente
al-Shara, che molti ritengono abbia defezionato e che sarebbe agli arresti domiciliari.
Ramadan sanguinoso, secondo gli insorti, 5mila vittime in soli 30 giorni.