2012-08-20 08:09:25

L’Onu lascia la Siria. Sarebbero 5mila le vittime solo nell’ultimo mese. Ieri Assad in tv


All’indomani della fine della missione degli osservatori Onu nel Paese, è drammatico il bilancio fornito dai ribelli: sarebbero quasi 5mila i morti nell’ultimo mese di Ramadan, tra di loro 445 bambini e 342 donne. Ieri, proprio per la cerimonia alla fine del periodo di digiuno islamico, è riapparso il presidente Assad circondato dagli uomini del regime. Non c’era però il vicepresidente che molti, nei giorni scorsi, dicono abbia disertato. Il servizio di Marina Calculli: RealAudioMP3

Gli osservatori dell’ONU in Siria fanno i bagagli alla scadenza della missione che per volontà del Consiglio di Sicurezza non è stata rinnovata. Il capo degli osservatori Babacar Gaye ha ribadito le motivazioni del ritiro: “entrambe le parti hanno violato gli accordi internazionali che prevedono la protezione dei civili”. Per Gaye però l’ONU ”non lascia la Siria ma continuerà a lavorare per la pace”. Intanto per il Sunday Times i servizi di intelligence britannici e tedeschi avrebbero cooperato con l’opposizione siriana nel lanciare i più pesanti attacchi contro le forze militari del regime. Gli 007 di sua maestà avrebbero fornito indicazioni sui movimenti delle truppe ad Aleppo. In Inghilterra è già polemica tra gli avvocati del governo. In Siria invece nel giorno in cui si festeggia l’Aid al-Fitr, la fine del Ramadan, Assad è tornato a mostrarsi in pubblico, in moschea in procinto di pregare accanto a suoi funzionari di governo. Al seguito del presidente non c’era però il suo vice Faruq al-Shara, sulla cui possibile defezione è nato negli ultimi giorni un vero e proprio giallo. Secondo alcuni infatti al-Shara sarebbe agli arresti domiciliari dopo la sventata fuga, una notizia però smentita dal regime. =

Dalla Siria sono andati via gli osservatori dell’Onu dopo il mancato prolungamento della loro missione. Intanto già si registrano polemiche tra il Consiglio nazionale siriano e il nuovo mediatore delle Nazioni Unite e della Lega Araba Brahimi. Quest’ultimo in un’intervista aveva glissato sulle dimissioni di Assad, chiedendo però un cambiamento serio per il Paese: una posizione che non è piaciuta ai ribelli. Giancarlo La Vella ha intervistato don Renato Sacco di Pax Christi Italia: RealAudioMP3

R. - Credo che la tragedia della Siria sia davanti agli occhi di tutti. L’informazione è contraddittoria, ma ci sono i dati di fatto dei morti, dei profughi in continuo aumento: quindi la tragedia ha davvero grandi proporzioni. Speriamo e preghiamo che la comunità internazionale apra gli occhi e chi ha avuto questo incarico lo possa portare avanti proficuamente. Spesso si critica l’Onu perché è impotente; certo con il diritto di veto di qualche super potenza c’è una forte impasse nel decidere e la comunità internazionale sembra poi rassegnarsi. Ma io credo che, quando critichiamo l’Onu, lo dobbiamo fare perché diventi ancora più autorevole, perché davvero possa mettere a tacere gli interessi di parte e riesca a fare gli interessi della comunità internazionale. Non è sempre così, speriamo sia così per la Siria. Spesso l’Onu è stato criticato e qualcuno ha detto: il Palazzo di Vetro non ce la fa e allora ci penso io. Allora partono gli eserciti, partono nuove guerre… Io credo sia importante accogliere e affidare, proprio da credenti, questo impegno del rappresentante Onu, mettendoci sulla linea dell’appello che ha fatto il vescovo di Aleppo che ha detto: “Chiedo alla comunità internazionale di trovare il modo per sedersi intorno a un tavolo e dialogare”.

D. - Non le sembra però contraddittorio che, pur dando fiducia a Lakhdar Brahimi, contemporaneamente il Consiglio di Sicurezza dell’Onu abbia sospeso la missione degli osservatori in Siria, che potevano essere comunque un punto di riferimento per il mediatore internazionale?

R. - Sì, sicuramente l’Onu dovrebbe essere più autorevole, ma non dimentichiamo che l’Onu, anche in Iraq e in altre missioni, ha avuto le sue vittime, attacchi alle sedi, quindi forse ora prevale una certa prudenza nel non mandare suoi rappresentanti allo sbaraglio. Certo noi dobbiamo spingere l’Onu perché faccia il possibile e l’impossibile. Io credo che davvero dobbiamo chiedere alle Nazioni Unite che sia il rappresentante di tutta la comunità internazionale, che picchi anche i pugni sul tavolo. Se l’Onu non diventa autorevole c’è più spazio per gli autoritari.







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