L’Onu lascia la Siria. Sarebbero 5mila le vittime solo nell’ultimo mese. Ieri Assad
in tv
All’indomani della fine della missione degli osservatori Onu nel Paese, è drammatico
il bilancio fornito dai ribelli: sarebbero quasi 5mila i morti nell’ultimo mese di
Ramadan, tra di loro 445 bambini e 342 donne. Ieri, proprio per la cerimonia alla
fine del periodo di digiuno islamico, è riapparso il presidente Assad circondato dagli
uomini del regime. Non c’era però il vicepresidente che molti, nei giorni scorsi,
dicono abbia disertato. Il servizio di Marina Calculli:
Gli osservatori
dell’ONU in Siria fanno i bagagli alla scadenza della missione che per volontà del
Consiglio di Sicurezza non è stata rinnovata. Il capo degli osservatori Babacar Gaye
ha ribadito le motivazioni del ritiro: “entrambe le parti hanno violato gli accordi
internazionali che prevedono la protezione dei civili”. Per Gaye però l’ONU ”non lascia
la Siria ma continuerà a lavorare per la pace”. Intanto per il Sunday Times i servizi
di intelligence britannici e tedeschi avrebbero cooperato con l’opposizione siriana
nel lanciare i più pesanti attacchi contro le forze militari del regime. Gli 007
di sua maestà avrebbero fornito indicazioni sui movimenti delle truppe ad Aleppo.
In Inghilterra è già polemica tra gli avvocati del governo. In Siria invece nel giorno
in cui si festeggia l’Aid al-Fitr, la fine del Ramadan, Assad è tornato a mostrarsi
in pubblico, in moschea in procinto di pregare accanto a suoi funzionari di governo.
Al seguito del presidente non c’era però il suo vice Faruq al-Shara, sulla cui possibile
defezione è nato negli ultimi giorni un vero e proprio giallo. Secondo alcuni infatti
al-Shara sarebbe agli arresti domiciliari dopo la sventata fuga, una notizia però
smentita dal regime. =
Dalla Siria sono andati via gli osservatori dell’Onu
dopo il mancato prolungamento della loro missione. Intanto già si registrano polemiche
tra il Consiglio nazionale siriano e il nuovo mediatore delle Nazioni Unite e della
Lega Araba Brahimi. Quest’ultimo in un’intervista aveva glissato sulle dimissioni
di Assad, chiedendo però un cambiamento serio per il Paese: una posizione che non
è piaciuta ai ribelli. Giancarlo La Vella ha intervistato don Renato Sacco
di Pax Christi Italia:
R. - Credo
che la tragedia della Siria sia davanti agli occhi di tutti. L’informazione è contraddittoria,
ma ci sono i dati di fatto dei morti, dei profughi in continuo aumento: quindi la
tragedia ha davvero grandi proporzioni. Speriamo e preghiamo che la comunità internazionale
apra gli occhi e chi ha avuto questo incarico lo possa portare avanti proficuamente.
Spesso si critica l’Onu perché è impotente; certo con il diritto di veto di qualche
super potenza c’è una forte impasse nel decidere e la comunità internazionale sembra
poi rassegnarsi. Ma io credo che, quando critichiamo l’Onu, lo dobbiamo fare perché
diventi ancora più autorevole, perché davvero possa mettere a tacere gli interessi
di parte e riesca a fare gli interessi della comunità internazionale. Non è sempre
così, speriamo sia così per la Siria. Spesso l’Onu è stato criticato e qualcuno ha
detto: il Palazzo di Vetro non ce la fa e allora ci penso io. Allora partono gli eserciti,
partono nuove guerre… Io credo sia importante accogliere e affidare, proprio da credenti,
questo impegno del rappresentante Onu, mettendoci sulla linea dell’appello che ha
fatto il vescovo di Aleppo che ha detto: “Chiedo alla comunità internazionale di trovare
il modo per sedersi intorno a un tavolo e dialogare”.
D. - Non le sembra però
contraddittorio che, pur dando fiducia a Lakhdar Brahimi, contemporaneamente il Consiglio
di Sicurezza dell’Onu abbia sospeso la missione degli osservatori in Siria, che potevano
essere comunque un punto di riferimento per il mediatore internazionale?
R.
- Sì, sicuramente l’Onu dovrebbe essere più autorevole, ma non dimentichiamo che l’Onu,
anche in Iraq e in altre missioni, ha avuto le sue vittime, attacchi alle sedi, quindi
forse ora prevale una certa prudenza nel non mandare suoi rappresentanti allo sbaraglio.
Certo noi dobbiamo spingere l’Onu perché faccia il possibile e l’impossibile. Io credo
che davvero dobbiamo chiedere alle Nazioni Unite che sia il rappresentante di tutta
la comunità internazionale, che picchi anche i pugni sul tavolo. Se l’Onu non diventa
autorevole c’è più spazio per gli autoritari.