La Bce sul tetto antispread: decisioni non prese. L'opinione dell'economista Quadrio
Curzio
''E' fuorviante scrivere di decisioni che non sono state ancora prese''. Lo afferma
un portavoce della Bce dopo le indiscrezioni comparse ieri sul Der Spiegel riguardo
alla possibile adozione di un tetto anti-spread per i titoli di Stato dei paesi in
difficoltà. La notizia aveva provocato da drastica decisione della Bundesbank. Alessandro
Guarasci
Al
momento nulla è stato deciso su come intervenire per abbassare lo spread tra i titoli
di stato tedeschi e quelli di Paesi in difficoltà, Italia e Spagna in primo luogo.
Ma solo la notizia circolata ieri di un tetto massimo ai rendimenti predisposto dalla
Bce ha fatto allarmare la Germania. Secondo la Banca Centrale tedesca, la Bundesbank,
questa eventualità comporterebbe rischi significativi. Il portavoce del ministro delle
Finanze aggiunge che un simile strumento sarebbe ovviamente molto problematico. Immediata
la risposta della Bce che parla di decisioni non prese e chiede ai governi di non
speculare sulla natura di un suo futuro intervento. Il battibecco a distanza ha fatto
però girare al rialzo lo spread tra il Btp decennale e l'analogo Bund tedesco. Il
differenziale tra i due titoli è risalito a 427 punti base, dopo essere sceso fino
a 414 punti. Sentiamo l’economista Alberto Quadrio Curzio
R. – Il mercato
dei titoli di Stato vive una situazione patologica con alcuni Paesi tra cui la Germania
che pagano interessi addirittura negativi e altri Paesi, come l’Italia, che hanno
un grande avanzo primario, che pagano interessi vicini al 6 per cento che non gli
consentiranno di rilanciare la propria crescita e di ridurre la tassazione,
D.
– In qualche modo lei è sorpreso di questa rigidità della Germania nei confronti della
politica monetaria della Bce?
R. - E’ difficile capire cosa spinga la Germania
a questa rigidità. Attualmente la Germania non ha pagato nulla di più di quanto gli
altri non abbiano pagato in proporzione, compresa l’Italia, e in più si è enormemente
avvantaggiata dal raccogliere risparmio a tassi di interesse vicini allo zero. In
secondo luogo la stessa Germania incomincia a subire un rallentamento della crescita
nelle esportazioni verso il resto di Eurolandia che nel medio termine sarà dannoso
per la medesima area tedesca.
D. – Una soluzione potrebbe essere aumentare
la quota di debito pubblico detenuta da investitori italiani?
R. – La quota
attuale è già intorno al 65 per cento ed è una quota aumentata nel corso degli ultimi
anni. L’idea di isolare il nostro debito pubblico rispetto agli altri, in particolare
quelli dell’eurozona, potrebbe avere profili più rassicuranti nel breve termine ma
sarebbe comunque una scelta che nel lungo termine non può operare, anche perché ci
deve essere la libertà nel movimento dei capitali, nel contesto dell’ unione economica
europea, e tutto ciò va mantenuto perché è un elemento aggregante.