Assange, dall’ambasciata dell’Ecuador, parla di caccia alle streghe contro Wikileaks
I ministri degli Esteri dell'Unione delle Nazioni Sudamericane (Unasur) hanno espresso
la loro “solidarietà e appoggio” al governo dell'Ecuador per la vicenda di Julian
Assange, il cofondatore di Wikileaks rifugiatosi nell'ambasciata ecuadoregna a Londra,
e le minacce di irruzione negli spazi diplomatici. Intanto Assange dal balcone dell’ambasciata
ecuadoregna a Londra parla di oppressione e si appella ad Obama. Il servizio di Fausta
Speranza
Il cofondatore
di Wikileaks si affaccia dal balcone dell’Ambasciata, acclamato da centinaia di sostenitori
sotto i riflettori dei media, e parla di attentato alla libertà e di oppressione.
Cita le ragazze condannate in Russia e si rivolge al presidente degli Stati Uniti
chiedendo che fermi quella che definisce la caccia alle streghe contro Wikileaks.
Il sito ha pubblicato documenti non classificati “top secret”, ma che rivelano le
conversazioni tra Washington e circa 270 ambasciate e consolati di diversi Paesi del
mondo. Il giornalista australiano chiede la liberazione di Bradley Manning il soldato
accusato di aver passato informazioni militari segrete, che rischia 50 anni di carcere.
Difende il presunto diritto di pubblicare segreti di Stato. Assange ha avuto dall’Ecuador
asilo politico ma non può mettere piede fuori dei locali dell’Ambasciata a Londra,
altrimenti Scotland Yard lo arresta. La Svezia da due anni ne chiede l’estradizione
perché accusato di molestie sessuali a due donne. Assange teme che sia il primo passo
per l'estradizione poi negli Usa, dove potenzialmente lo aspetta un'accusa di tradimento.
Ma la Svezia fa sapere: Stoccolma non concede l’estradizione in Paesi che hanno la
pena di morte.