Benedetto XVI all’Angelus: Gesù non cerca consensi, offre la pienezza della vita
Gesù “chicco di grano gettato nei solchi della storia”. Ne ha parlato ieri il Papa
all’Angelus recitato dal Palazzo apostolico di Castel Gandolfo. Il servizio di Roberta
Gisotti:
Nella moltiplicazione
dei pani e dei pesci il senso della venuta di Cristo. E’ lui stesso a spiegarlo all’indomani
del miracolo parlando nella sinagoga di Cafarnao. Dio Padre ha infatti mandato il
Figlio “come Pane di vita eterna, e questo pane è la sua carne, la sua vita, offerta
in sacrificio per noi”:
“Si tratta dunque di accoglierlo con fede, non scandalizzandosi
della sua umanità; e si tratta di ‘mangiare la sua carne e bere il suo sangue’, per
avere in se stessi la pienezza della vita”.
“Questo discorso non è fatto
per attirare consensi” ha osservato Benedetto XVI. “La gente, e gli stessi discepoli,
erano entusiasti di Lui, quando compiva segni prodigiosi” e dopo quel miracolo “ la
folla avrebbe voluto portare in trionfo Gesù e proclamarlo re d’Israele:
“Ma
non era certo questa la volontà di Gesù, che proprio con quel lungo discorso smorza
gli entusiasmi e provoca molti dissensi”.
Chi vuole seguire Gesù “deve
unirsi a Lui in modo personale e profondo”:
“Per questo Gesù istituirà nell’ultima
Cena il Sacramento dell’Eucaristia: perché i suoi discepoli possano avere in se stessi
la sua carità e, come un unico corpo unito a Lui, prolungare nel mondo il suo mistero
di salvezza”.
“La gente capì che Gesù non era un Messia che aspirasse ad
un trono terreno”:
“Gesù dunque fece quel discorso per disilludere le folle
e, soprattutto, per provocare una decisione nei suoi discepoli. Infatti, molti tra
questi, da allora, non lo seguirono più”.
Quindi, l’invito del Papa: “lasciamoci
nuovamente stupire dalle parole di Cristo”:
“Egli, chicco di grano gettato
nei solchi della storia, è la primizia dell’umanità nuova, liberata dalla corruzione
del peccato e della morte”.
Dunque “riscopriamo – ha concluso la sua catechesi
Benedetto XVI - la bellezza del Sacramento dell’Eucaristia, che esprime tutta l’umiltà
e la santità di Dio”:
“Il suo farsi piccolo, frammento dell’universo per
riconciliarlo interamente nell’amore”.
Dopo la recita dell’Angelus, nei
saluti nelle varie lingue, il Papa ha rivolto un indirizzo particolare al Patriarca
di Mosca e di tutte le Russie Kirill I, in questi giorni ospite della Chiesa ortodossa
in Polonia, visita che “ha compreso anche incontri con i vescovi cattolici e la comune
dichiarazione del desiderio di fare crescere l’unione fraterna e di collaborare nel
diffondere i valori evangelici del mondo contemporaneo”.