2012-08-17 12:06:22

Perdono e riconciliazione: storico messaggio congiunto del Patriarcato di Mosca e dell'episcopato polacco


Storica giornata, ieri a Varsavia, all’insegna della riconciliazione tra Chiesa ortodossa russa e Chiesa cattolica polacca. Il presidente della Conferenza episcopale polacca, l'arcivescovo Jozef Michalik, e il Patriarca di Mosca e tutte le Russie Kirill, per la prima volta in visita ufficiale in Polonia, hanno firmato il documento dal titolo “Il comune messaggio ai popoli della Russia e della Polonia”. Nel testo in evidenza il forte appello “al perdono, alla riconciliazione, al dialogo”, per sanare le ferite del passato e intraprendere “la via del rinnovamento spirituale e materiale”. Il servizio di Benedetta Capelli:RealAudioMP3

Pace e riconciliazione. Sono i due termini che più ricorrono nel documento, “un contributo – si legge – all’opera di riavvicinamento delle nostre Chiese e di riconciliazione dei nostri popoli”. Ricordando il “secolare vicinato” tra Russia e Polonia e “l’eredità cristiana orientale e occidentale” che ha influenzato l’identità e la cultura di entrambe le nazioni, si invita a intraprendere il sentiero di “un sincero dialogo” per sanare le ferite del passato. Il peccato, la debolezza umana, l’egoismo ma anche le pressioni politiche – ricorda il messaggio – portano “all’alienazione reciproca”, “all’aperta ostilità, alla lotta tra le nostre nazioni” e la prima conseguenza è stata la “dissoluzione dell’originale unità cristiana”. Divisioni e scissioni – evidenzia il messaggio – sono contrarie alla volontà di Cristo e sono “un grande scandalo”. Pertanto, è necessario intraprendere "nuovi sforzi" per riavvicinare le Chiese, un rinnovamento importante dopo le esperienze del conflitto mondiale e dell’ateismo imposto.

E’ “il dialogo fraterno” la via che conduce alla riconciliazione e che suppone “la prontezza a perdonare le offese e le ingiustizie subite”. Da qui l’appello ai fedeli perché chiedano “il perdono per le offese, le ingiustizie e per tutto il male inflitto reciprocamente”. Un primo passo per ricostruire la reciproca fiducia senza la quale non è possibile la piena riconciliazione. Perdonare – si legge – non è dimenticare. La memoria infatti è “parte essenziale della nostra identità” e la si deve alle tante vittime del passato che hanno donato la loro vita per la fedeltà a Dio e alla patria. Perdonare quindi significa “rinunciare alla vendetta e all’odio” per costruire un futuro di pace. Conoscere la storia del passato può, dunque, aiutare a scoprire “la piena verità”. La guerra e i totalitarismi – altro punto comune della storia russa e polacca - hanno sacrificato “milioni di persone innocenti e lo ricordano innumerevoli luoghi di sterminio e di sepoltura sulla terra polacca e russa”. L’oggettiva conoscenza dei fatti – compito di storici e specialisti – può aiutare a superare “i negativi stereotipi”. Sostenere ciò che rende possibile la ricostruzione della fiducia reciproca “avvicina le persone e permette di costruire un futuro pacifico dei nostri Paesi e popoli, senza la violenza e guerra”.

Nel testo si parla delle nuove sfide di fronte ai cambiamenti sociali e politici di questo secolo, permeato dall’indifferenza religiosa e dalla progressiva secolarizzazione. “Cerchiamo di impegnarci – si legge – affinché la vita sociale e la cultura dei nostri popoli non venga privata dei fondamentali valori senza i quali non esiste un futuro di pace duratura”. “Vogliamo rafforzare la tolleranza e soprattutto vogliamo difendere le libertà fondamentali, in primo luogo la libertà religiosa e il diritto della presenza della religione nella vita pubblica”. Si ricorda poi il clima di ostilità verso Cristo e si denuncia il tentativo di promuovere l’aborto e l’eutanasia – peccati gravi “contro la vita e disonore della civiltà moderna” - il matrimonio tra persone dello stesso sesso, il rifiuto dei valori tradizionali e la rimozione dalla sfera pubblica dei simboli religiosi. “La laicità falsamente intesa prende la forma di fondamentalismo ed è una delle forme di ateismo”. Si ricorda poi che la famiglia, fondata sulla stabile relazione tra un uomo e una donna, esige rispetto e difesa. E’ “la culla della vita”, “garante di stabilità sociale e segno di speranza per la società”.

“E’ Cristo risorto la speranza per le nostre Chiese e per il mondo intero”: è la conclusione del documento nel quale si richiama la protezione di Maria, per la quale russi e polacchi nutrono una profonda devozione, nella grande opera di riconciliazione e riavvicinamento “delle nostre Chiese e delle nostre nazioni”.

Ultimo aggiornamento: 18 agosto 2012







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