Perdono e riconciliazione: storico messaggio congiunto del Patriarcato di Mosca e
dell'episcopato polacco
Storica giornata, ieri a Varsavia, all’insegna della riconciliazione tra Chiesa ortodossa
russa e Chiesa cattolica polacca. Il presidente della Conferenza episcopale polacca,
l'arcivescovo Jozef Michalik, e il Patriarca di Mosca e tutte le Russie Kirill, per
la prima volta in visita ufficiale in Polonia, hanno firmato il documento dal titolo
“Il comune messaggio ai popoli della Russia e della Polonia”. Nel testo in evidenza
il forte appello “al perdono, alla riconciliazione, al dialogo”, per sanare le ferite
del passato e intraprendere “la via del rinnovamento spirituale e materiale”. Il servizio
di Benedetta Capelli:
Pace e riconciliazione.
Sono i due termini che più ricorrono nel documento, “un contributo – si legge – all’opera
di riavvicinamento delle nostre Chiese e di riconciliazione dei nostri popoli”. Ricordando
il “secolare vicinato” tra Russia e Polonia e “l’eredità cristiana orientale e occidentale”
che ha influenzato l’identità e la cultura di entrambe le nazioni, si invita a intraprendere
il sentiero di “un sincero dialogo” per sanare le ferite del passato. Il peccato,
la debolezza umana, l’egoismo ma anche le pressioni politiche – ricorda il messaggio
– portano “all’alienazione reciproca”, “all’aperta ostilità, alla lotta tra le nostre
nazioni” e la prima conseguenza è stata la “dissoluzione dell’originale unità cristiana”.
Divisioni e scissioni – evidenzia il messaggio – sono contrarie alla volontà di Cristo
e sono “un grande scandalo”. Pertanto, è necessario intraprendere "nuovi sforzi" per
riavvicinare le Chiese, un rinnovamento importante dopo le esperienze del conflitto
mondiale e dell’ateismo imposto.
E’ “il dialogo fraterno” la via che conduce
alla riconciliazione e che suppone “la prontezza a perdonare le offese e le ingiustizie
subite”. Da qui l’appello ai fedeli perché chiedano “il perdono per le offese, le
ingiustizie e per tutto il male inflitto reciprocamente”. Un primo passo per ricostruire
la reciproca fiducia senza la quale non è possibile la piena riconciliazione. Perdonare
– si legge – non è dimenticare. La memoria infatti è “parte essenziale della nostra
identità” e la si deve alle tante vittime del passato che hanno donato la loro vita
per la fedeltà a Dio e alla patria. Perdonare quindi significa “rinunciare alla vendetta
e all’odio” per costruire un futuro di pace. Conoscere la storia del passato può,
dunque, aiutare a scoprire “la piena verità”. La guerra e i totalitarismi – altro
punto comune della storia russa e polacca - hanno sacrificato “milioni di persone
innocenti e lo ricordano innumerevoli luoghi di sterminio e di sepoltura sulla terra
polacca e russa”. L’oggettiva conoscenza dei fatti – compito di storici e specialisti
– può aiutare a superare “i negativi stereotipi”. Sostenere ciò che rende possibile
la ricostruzione della fiducia reciproca “avvicina le persone e permette di costruire
un futuro pacifico dei nostri Paesi e popoli, senza la violenza e guerra”.
Nel
testo si parla delle nuove sfide di fronte ai cambiamenti sociali e politici di questo
secolo, permeato dall’indifferenza religiosa e dalla progressiva secolarizzazione.
“Cerchiamo di impegnarci – si legge – affinché la vita sociale e la cultura dei nostri
popoli non venga privata dei fondamentali valori senza i quali non esiste un futuro
di pace duratura”. “Vogliamo rafforzare la tolleranza e soprattutto vogliamo difendere
le libertà fondamentali, in primo luogo la libertà religiosa e il diritto della presenza
della religione nella vita pubblica”. Si ricorda poi il clima di ostilità verso Cristo
e si denuncia il tentativo di promuovere l’aborto e l’eutanasia – peccati gravi “contro
la vita e disonore della civiltà moderna” - il matrimonio tra persone dello stesso
sesso, il rifiuto dei valori tradizionali e la rimozione dalla sfera pubblica dei
simboli religiosi. “La laicità falsamente intesa prende la forma di fondamentalismo
ed è una delle forme di ateismo”. Si ricorda poi che la famiglia, fondata sulla stabile
relazione tra un uomo e una donna, esige rispetto e difesa. E’ “la culla della vita”,
“garante di stabilità sociale e segno di speranza per la società”.
“E’ Cristo
risorto la speranza per le nostre Chiese e per il mondo intero”: è la conclusione
del documento nel quale si richiama la protezione di Maria, per la quale russi e polacchi
nutrono una profonda devozione, nella grande opera di riconciliazione e riavvicinamento
“delle nostre Chiese e delle nostre nazioni”.