Oltre 30 i minatori uccisi dalla polizia in Sudafrica: manifestavano a 100 km da Johannesburg
In apertura la nuova strage, avvenuta ieri, nei pressi della miniera di platino di
Marikana, in Sudafrica: secondo un ultimo bilancio sono oltre 30 i minatori rimasti
uccisi dai colpi d'arma da fuoco sparati dalle forze dell'ordine. Nei giorni scorsi,
10 persone erano morte in scontri provocati inizialmente dai sostenitori di due sindacati
rivali. Il servizio di Fausta Speranza.
La polizia
ha usato armi automatiche contro il gruppo di minatori in sciopero: circa 3000, alcuni
armati di machete o di bastoni. La miniera si trova ad un centinaio di chilometri
da Johannesburg e appartiene alla Lomlin, società quotata in Borsa. Da mesi era questione
scottante. L’africanista Angelo Turco docente alla Università Iulm di Milano:
“La miniera è un punto dolente, tant’è vero che anche al recente Congresso dell’African
National Congress se n’è parlato molto e il presidente Zuma si è espresso escludendo
le nazionalizzazioni che erano state ventilate.”
Conseguenze in Borsa: i titoli
della Lomlin a meno 13%, mentre i prezzi del platino sono saliti. Il settore già
segnava flessioni, come spiega Angelo Turco:
“Teniamo conto che in Sudafrica
si produce l’80 per cento del platino mondiale e che la società Lonmin è la
terza produttrice al mondo. Il costo mondiale del platino è in caduta e quindi i margini
di profitto sono modesti, si assottigliano sempre di più; non ci sono investimenti
ulteriori da parte delle società minerarie e quindi il malessere dei lavoratori di
queste società è forte.”
Non è ancora chiaro cosa abbia spinto i responsabili
delle forze dell'ordine, armati fino ai denti e protetti dalle tute antisommossa,
ad aprire il fuoco. Dalle prime elezioni multirazziali del 1994, in Sudafrica non
si vivevano momenti così drammatici nonostante molte tensioni sociali persistano.
Angelo Turco:
“L’apartheid è cosa che appartiene al passato,
si dice: tutti ce lo ripetiamo come un mantra. Però, nella pratica sociale
e nello svolgimento dei rapporti sociali, l’apartheid è una realtà rimasta. Il divario
di ricchezza tra gli strati più bassi della società e quelli più alti è tra i più
imponenti al mondo e quindi il Sudafrica continua a rimanere un Paese nel quale ci
sono pochi ricchi e moltissimi poveri, anche se le statistiche tendono ad occultare
questo dato di fondo.”
Il pensiero va alla storia particolare del Paese, all’Apartheid,
ma c’è da dire che ieri sia i manifestanti sia i poliziotti erano tutti neri.