2012-08-16 08:18:57

Siria espulsa dai Paesi islamici. Onu: crimini di guerra commessi da esercito e ribelli


In Siria i lealisti di Assad ed i ribelli, anche se in misura minore, hanno commesso crimini di guerra e contro l’umanità. E’ la denuncia delle Nazioni Unite arrivata ieri, nell’ennesima giornata di violenza con una ventina di morti. Intanto Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Bahrein e Kuwait hanno chiesto ai propri cittadini di lasciare il Libano per l’insicurezza in Siria. Il servizio di Marina Calculli: RealAudioMP3

Abbiamo sentito dell’espulsione della Siria dall’Oci, Organizzazione per la conferenza islamica, ratificata nella notte. Ma quali sono le conseguenze dell’espulsione della Siria? Benedetta Capelli lo ha chiesto a Stefano Torelli, membro del Cisip, Centro Italiano di Studi dell’Islam politico: RealAudioMP3

R. – Diciamo che le conseguenze di questa decisione adottata sono in realtà più simboliche che altro. Si tratta di un’organizzazione abbastanza importante, dal punto di vista politico Fra l’altro anche in seno a queste organizzazione è maturata l’ennesima spaccatura tra il blocco arabo-sunnita e l’Iran. Peraltro, bisogna ricordare che il presidente dell’organizzazione è un turco e anche questo ha un suo peso. Le conseguenze sono più simboliche che effettive, perché stanno a dimostrare ancora una volta l’isolamento in cui il regime di Damasco si trova, anche all’interno dello stesso blocco dei Paesi islamici, dei Paesi musulmani.

D. – Quella proposta che era stata fatta del mediatore dell'Onu e dell'Unione Africana, Kofi Annan, di inglobare l’Iran in una trattativa per favorire l’uscita di scena di Assad, può ancora essere una prospettiva valida?

R. – Più che una prospettiva valida realisticamente potrebbe essere l’unica vera prospettiva percorribile. L’Iran è un attore fondamentale da coinvolgere in qualsiasi negoziato che riguardi i conflitti in Medio Oriente. E Kofi Annan è stato realista e anche lungimirante. D’altro canto, però, vi sono equilibri politici difficili da scardinare e quindi, oggi come oggi, soprattutto per il veto di Paesi come gli Stati Uniti e di altri. E’ chiaro che ormai si è arrivati ad un punto in cui Stati Uniti, Occidente e in parte anche Turchia, che invece prima si poneva sempre come un interlocutore tra l’Occidente e l’Iran, abbiano maturato la decisione. La sensazione è che la crisi siriana non debba più passare neanche per Teheran, ma debba essere risolta in altro modo. Quale altro modo non è stato messo bene in chiaro.

D. – Tra poco scade il mandato degli osservatori Onu in Siria. Che bilancio si può fare di questa missione?

R. – Non è un successo. E’ stata una missione che è stata messa in campo soprattutto per cercare, anche tramite l’azione diplomatica, come assicurava Kofi Annan, di trovare delle soluzioni condivise, ma le caratteristiche stesse di questa missione hanno subito messo in evidenza, a mio avviso, la debolezza della missione stessa. La Siria è ormai – nessuno lo nasconde più – un vero e proprio teatro di guerra civile e la missione attuale dell’Onu prevede l’invio di 300 soldati, non armati, a titolo di osservatori, per monitorare la situazione. Mi sembra che l’azione dell’Onu sia stata più simbolica che efficace, dal punto di vista reale.







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