2012-08-15 15:19:30

Il Patriarca di Costantinopoli: il dialogo, unica speranza per riportare la pace nel mondo


Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I esprime profonda preoccupazione per la recrudescenza della violenza nel mondo. Dall’America all’Africa e dall’Europa all’Asia, i continenti – afferma il Patriarca - si trovano a confrontarsi con il fenomeno dell’intolleranza, che non solo mina la stabilità e la pace nel mondo, ma costituisce anche la negazione della dignità umana. Omicidi razziali, genocidio, pulizia etnica, antisemitismo, distruzione dei luoghi di culto e così via, costituiscono atti barbarici che devono essere denunciati pubblicamente, particolarmente quando sono mascherati dal velo della religione nello sforzo di giustificarli. Il Patriarca si dice particolarmente preoccupato per la situazione in Medio Oriente, come anche in Nigeria e Sudan. Scontri tra cristiani e musulmani in queste parti del mondo – sottolinea - devono essere superati promuovendo l’amore per il prossimo come espressione pacifica del legame che unisce ogni essere umano. Profonda preoccupazione è espressa anche per il futuro del popolo siriano, come per il futuro della cristianità in quel Paese. Perciò chiede a tutte le parti coinvolte in questo conflitto di posare le armi, vista anche l’urgenza della situazione umanitaria. La soluzione a questi conflitti – prosegue - richiede soprattutto un dialogo. Il dialogo è qualcosa di più che una maggiore comprensione o tolleranza delle nostre differenze, il dialogo è l’essenza della riconciliazione e della trasformazione. Quindi – aggiunge - i leader religiosi dovrebbero lavorare assieme, attraverso il dialogo, per affermare la pace di Dio nel mondo. Noi, come leader religiosi – sottolinea Bartolomeo I - abbiamo l’obbligo morale di opporci alla guerra e di promuovere la pace come vitale e fondamentale necessità per tutta l’umanità. La religione non può e non dovrebbe mai essere base per la guerra e il conflitto e non dovrebbe essere usata come strumento di fondamentalismo e fanatismo per motivi e fini puramente politici. Con grande determinazione – ribadisce - abbiamo ripetutamente enfatizzato che ogni crimine nel nome della religione è un crimine contro la religione. Rispetto a questo, il dialogo è l’unica speranza per ottenere la pace.







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