Sudafrica: 9 morti in una miniera, in scontri tra sindacati
In Sudafrica, nove persone, tra cui due poliziotti, sono state uccise in scontri tra
sindacati rivali e forze dell'ordine in una miniera della Lonmin, terzo produttore
mondiale di platino, a 100 km a Nord-ovest da Johannesburg. Le vittime sono due agenti,
due guardie di sicurezza, tre minatori e due civili. La polizia ha reso noto che i
due agenti sono morti dopo essere stati colpiti dalla folla impazzita con un 'panga',
il tradizionale machete. Un altro poliziotto è rimasto ferito gravemente. Della tensione
e dei problemi che ci sono intorno alla miniera, che ha visto episodi di scontri già
da gennaio, Fausta Speranza ha parlato con l’africanista Angelo Turco,
docente presso la Libera Università Iulm di Milano:
R. – La miniera
è un punto dolente, tant’è vero che anche al recente Congresso dell’African National
Congress se n’è parlato molto e il presidente Zuma si è espresso escludendo le nazionalizzazioni
che erano state ventilate. Teniamo conto che in Sudafrica si produce l’80 per cento
del platino mondiale e che la società Lonmin è la terza produttrice al mondo.
Teniamo anche conto che è una società in difficoltà.
D. – Perché queste difficoltà
e queste tensioni?
R. – La difficoltà è dovuta al fatto che il costo mondiale
del platino è in caduta, e quindi i margini di profitto sono modesti, si assottigliano
sempre di più; non ci sono investimenti ulteriori da parte delle società minerarie
e quindi il malessere dei lavoratori di queste società è palpabile. Tenga conto, peraltro,
che questo scoppio di violenza, che non è il primo ma rientra in una serie iniziata
a gennaio, ha comportato un abbassamento della quotazione alla Borsa di Londra della
società del 5%, seguito da un abbassamento registrato ieri dell’1,5% … Quindi, ci
sono delle ripercussioni finanziarie immediate che non possono che aggravare la situazione.
D.
– Ricordiamo le condizioni del Sudafrica? E’ sempre il Paese che si è lasciato alle
spalle l’apartheid, ma vive implicazioni sociali ancora dolorose …
R.
– Molto dolorose. L’apartheid è cosa che appartiene al passato, si dice: tutti
ce lo ripetiamo come un mantra. Però, nella pratica sociale e nello svolgimento
dei rapporti sociali, l’apartheid è una realtà rimasta. Il divario di ricchezza tra
gli strati più bassi della società e quelli più alti è tra i più imponenti al mondo
e quindi il Sudafrica continua a rimanere un Paese nel quale ci sono pochi ricchi
e moltissimi poveri, anche se le statistiche tendono ad occultare questo dato di fondo.
D.
– In Africa, lo sfruttamento delle risorse minerarie è sempre stato un’arma a doppio
taglio: da una parte una grandissima potenzialità per il continente, dall’altra una
sorta di "dannazione" perché porta guerre, conflitti, la lunga mano di sfruttatori
internazionali …
R. – Purtroppo, c’è da dire che queste straordinarie risorse
minerarie, in genere naturali, idriche, forestali, non hanno portato alcun beneficio,
finora, all’Africa nonostante ormai si siano celebrati tra l’anno scorso e due anni
fa i cinquant’anni delle indipendenze delle ex colonie. E oggi, malauguratamente,
non si vede la strada di un recupero di sovranità non tanto da parte degli Stati,
ma delle popolazioni africane su queste straordinarie risorse intorno alle quali ormai
vanno profilandosi giochi e attori, al primo piano dei quali ritroviamo ovviamente
la grande Cina …