2012-08-14 18:13:22

La difficile situazione dei campi rom nella capitale: confronto tra Comune e Comunità di S. Egidio


Campi rom nella capitale: è confronto aperto tra il Comune e le associazioni che si occupano di assistenza, in particolare la Comunità di Sant’Egidio. Ad accendere il dibattito, le operazioni di sgombero che la giunta sta compiendo in questo periodo estivo, in modo inutile e costoso, secondo le critiche, in modo necessario, secondo il Campidoglio, vista la necessità di assistenza e servizi sicuri. La realtà resta comunque molto complessa. Il servizio di Gabriella Ceraso:RealAudioMP3

Si distrugge il “campo attrezzato” di Tor de’ Cenci, e si decide di popolare il campo de La Barbuta, zona Ciampino, Roma, fatto con 9 milioni di euro del Fondo “emergenza rom” nazionale. E nell’agosto della capitale scoppia il caso, con idee e proposte ancora da conciliare. La strategia del Comune nelle parole del vicesindaco Sveva Belviso:

“La strategia è quella di chiudere questi campi, tra quelli proprio abusivi e quelli tollerati, che sono lì da tanti anni ma che non hanno avuto ristrutturazioni e mettere queste persone, al riparo da rischi, all’interno dei campi autorizzati. Fermo restando che è tutto volontario. Tor de’ Cenci è un campo tollerato, non è mai stato considerato un campo autorizzato, almeno da 10 anni. Oggi viene chiuso sulla base di un’ordinanza, di una richiesta, della Asl”.

In tempi di austerità meglio riqualificare o trovare soluzioni alternative, sostiene la Comunità di Sant’Egidio; lo avremo fatto se non ci fossero stati altri spazi a disposizione, ribatte il Comune. Il responsabile della Comunità, per i rom e sinti, Paolo Ciani:

“Sono cavilli burocratici. La realtà è che era un campo dove l’amministrazione pubblica ha investito denaro, c’è una rete fognaria, una rete elettrica, c’erano stati collocati container che alla loro nascita penso costassero intorno ai 20-25mila euro… Quindi noi ritenevamo più utile investire nel risanamento di quel campo dove i bambini sono inseriti nelle scuole del quartiere anche con successo e ci sono giovani che andavano alle superiori, piuttosto che trasferire i suoi abitanti in un campo attrezzato più lontano dove potevano andare tante persone che non hanno casa, che non hanno una situazione di stabilità, che spesso sono a spese del Comune, presso altri centri”.

L’ipotesi di inserimenti abitativi, eterna questione per i rom, decisiva per Ciani, non incontra le scelte politiche del Comune, il vicesindaco Belviso:

“La nostra politica non prevede una corsia preferenziale per le case popolari per la popolazione rom, non in quanto rom, ma perché sarebbe discriminatorio nei confronti degli altri cittadini. Se ci sono cittadini rom che credono di avere diritto basta che facciano la domanda - qualcuno già l’ha fatta - e si mettano il lista”.

Pareri diversi ci sono anche sull’aspetto della volontarietà espressa dai rom stessi circa i loro trasferimenti. Paolo Ciani:

“Molti di loro ci hanno detto che la loro intenzione era quella di rimanere a Tor de’ Cenci. E’ chiaro che di fronte a una posizione in cui ti si dice ‘questo campo chiuderà’, meglio prendere un’alternativa piuttosto che rischiare di rimanere per strada. Ma non ci risulta che sia esattamente questa la posizione dei rom. L’avevano espressa al cardinale Vallini, l’avevano espressa al ministro Riccardi, l’avevano espressa anche a molti volontari che da tanto tempo sono accanto a loro”.

Intanto, in attesa che il Tribunale di Roma si pronunci sulla regolarità effettiva dei trasferimenti nella zona di Ciampino, la Barbuta è già abitata da 250 persone circa. Tra loro Sergio Bedzet, lì con la sua comunità macedone. Il suo parere è positivo:

“Ci troviamo meglio perché i nostri bambini sono più tranquilli, giocano fuori, non entrano le macchine. E’ una casa nuova, una casa bella. Noi viviamo bene qui, abbiamo cooperative, associazioni…”.

Di parere diverso Samir Alja, rom, mediatore interculturale ora nel campo di Via Salone, zona Roma est. Per lui ogni trasferimento è una sofferenza e quella del campo non può esser una soluzione definitiva:

“Continuano a fare sgomberi senza trovare soluzioni che veramente integrino le famiglie rom. Secondo me invece di spendere soldi in campi attrezzati, la soluzione migliore sarebbe che si spendessero per creare case popolari, oppure ci sono parecchi casali abbandonati che si possono ristrutturare. Di soluzioni ce ne sono tante”.







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