Aiuti contro la "fuga dei cervelli" dal Sud Italia. Svimez: "Primo passo nella strada
giusta"
Una misura dal duplice scopo: combattere la crisi e contrastare la "fuga di cervelli"
dal Mezzogiorno d'Italia. Si può definire così lo stanziamento di 320 milioni di euro
annunciato, in questi giorni, dal ministro dell’Istruzione, Profumo. Si tratta di
un progetto, denominato “Smart cities”, finalizzato all’innovazione, alla creazione
di imprese e alla valorizzazione delle competenze e delle professionalità dei giovani
nel Sud Italia. “Un primo passo nella strada giusta”, commenta Luca Bianchi,
vice direttore dello Svimez, Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno.
Paolo Ondarza lo ha intervistato:
R. - Quello
delle “Smart cities” è un progetto importante, perché coniuga - in qualche misura
- innovazione e promozione dell’imprenditoria giovanile, quindi favorisce la capacità
dei giovani di mettersi in proprio su settori innovativi. Questo è un tema importante
anche perché - noi l’abbiamo denunciato da molti anni - il Mezzogiorno è un’area di
fortissima emigrazione intellettuale, e questo è un fenomeno che bisogna assolutamente
arginare per dargli possibilità di sviluppo.
D. - Questa diaspora può essere
quantificata in qualche modo?
R. - Parliamo negli ultimi dieci anni, di 700
mila giovani che sono andati via dal Mezzogiorno per andare nel Centro-Nord e all’estero.
Vuol dire che ogni anno abbiamo un flusso di 60-65 mila under 35, che vanno fuori
dal Mezzogiorno; inoltre abbiamo altri 60 mila ragazzi che noi chiamiamo “pendolari
di lungo raggio”, cioè che pur rimanendo residenti nel Mezzogiorno, svolgono la loro
attività lavorativa nel Centro Nord. Sono prevalentemente laureati, e questo lo abbiamo
verificato, sono quelli che hanno i voti di laurea più alti ad andarsene. Proprio
i migliori rischiano di andare via, e questo diventa un elemento che tenderà ad aumentare
il divario tra Nord e Sud.
D. - Perché i progetti, come quello delle "Smart
cities", possono invertire la tendenza?
R. - Perché bisogna riprendere a fare
un’azione pubblica seria nel Mezzogiorno. Il Sud ha avuto l'attenzione del governo
in maniera molto saltuaria, semplicemente attraverso erogazione di risorse. Noi abbiamo
sempre detto che serve l’intervento pubblico, servono anche le risorse per il Mezzogiorno,
ma devono essere accompagnati da progetti molto chiari ed identificabili. E’ quello
che fa il progetto "Smart cities". Puntare sui giovani qualificati, come "target"
di politica di sviluppo, è la strada giusta. Le risorse stanziate sembrano tante,
ma rispetto alla dimensione effettiva del problema, probabilmente non saranno neanche
sufficienti. Però è un primo passo.
D. - Ma la questione che resta cruciale
è quella del buon utilizzo di questi fondi. Anche per questo, il ministro Profumo
ha parlato della necessità di una campagna di educazione alla legalità a partire dalle
scuole ..
R. - Questo è senz’altro importante. Io credo che negli ultimi anni
nel Mezzogiorno, siano stati fatti passi in avanti straordinari. Nelle nuove generazioni
c’è una fortissima coscienza di rispetto della legalità e credo che i grandi movimenti
come “Ammazzateci tutti”, “Libera”, stiano affermando questa cultura della legalità.
Quindi va bene accompagnare questo processo che è già in atto, ma il vero problema
è soprattutto della politica: deve rinnovarsi, stabilire delle regole chiare e controllare
che le risorse pubbliche non vadano ad alimentare la malavita. Per il resto, credo,
che la società meridionale abbia fatto grandi passi avanti negli ultimi anni e sia
pronta ad accogliere pienamente questa cultura della legalità di cui parla il ministro
Profumo.