2012-08-14 15:32:29

Aiuti contro la "fuga dei cervelli" dal Sud Italia. Svimez: "Primo passo nella strada giusta"


Una misura dal duplice scopo: combattere la crisi e contrastare la "fuga di cervelli" dal Mezzogiorno d'Italia. Si può definire così lo stanziamento di 320 milioni di euro annunciato, in questi giorni, dal ministro dell’Istruzione, Profumo. Si tratta di un progetto, denominato “Smart cities”, finalizzato all’innovazione, alla creazione di imprese e alla valorizzazione delle competenze e delle professionalità dei giovani nel Sud Italia. “Un primo passo nella strada giusta”, commenta Luca Bianchi, vice direttore dello Svimez, Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno. Paolo Ondarza lo ha intervistato:RealAudioMP3

R. - Quello delle “Smart cities” è un progetto importante, perché coniuga - in qualche misura - innovazione e promozione dell’imprenditoria giovanile, quindi favorisce la capacità dei giovani di mettersi in proprio su settori innovativi. Questo è un tema importante anche perché - noi l’abbiamo denunciato da molti anni - il Mezzogiorno è un’area di fortissima emigrazione intellettuale, e questo è un fenomeno che bisogna assolutamente arginare per dargli possibilità di sviluppo.

D. - Questa diaspora può essere quantificata in qualche modo?

R. - Parliamo negli ultimi dieci anni, di 700 mila giovani che sono andati via dal Mezzogiorno per andare nel Centro-Nord e all’estero. Vuol dire che ogni anno abbiamo un flusso di 60-65 mila under 35, che vanno fuori dal Mezzogiorno; inoltre abbiamo altri 60 mila ragazzi che noi chiamiamo “pendolari di lungo raggio”, cioè che pur rimanendo residenti nel Mezzogiorno, svolgono la loro attività lavorativa nel Centro Nord. Sono prevalentemente laureati, e questo lo abbiamo verificato, sono quelli che hanno i voti di laurea più alti ad andarsene. Proprio i migliori rischiano di andare via, e questo diventa un elemento che tenderà ad aumentare il divario tra Nord e Sud.

D. - Perché i progetti, come quello delle "Smart cities", possono invertire la tendenza?

R. - Perché bisogna riprendere a fare un’azione pubblica seria nel Mezzogiorno. Il Sud ha avuto l'attenzione del governo in maniera molto saltuaria, semplicemente attraverso erogazione di risorse. Noi abbiamo sempre detto che serve l’intervento pubblico, servono anche le risorse per il Mezzogiorno, ma devono essere accompagnati da progetti molto chiari ed identificabili. E’ quello che fa il progetto "Smart cities". Puntare sui giovani qualificati, come "target" di politica di sviluppo, è la strada giusta. Le risorse stanziate sembrano tante, ma rispetto alla dimensione effettiva del problema, probabilmente non saranno neanche sufficienti. Però è un primo passo.

D. - Ma la questione che resta cruciale è quella del buon utilizzo di questi fondi. Anche per questo, il ministro Profumo ha parlato della necessità di una campagna di educazione alla legalità a partire dalle scuole ..

R. - Questo è senz’altro importante. Io credo che negli ultimi anni nel Mezzogiorno, siano stati fatti passi in avanti straordinari. Nelle nuove generazioni c’è una fortissima coscienza di rispetto della legalità e credo che i grandi movimenti come “Ammazzateci tutti”, “Libera”, stiano affermando questa cultura della legalità. Quindi va bene accompagnare questo processo che è già in atto, ma il vero problema è soprattutto della politica: deve rinnovarsi, stabilire delle regole chiare e controllare che le risorse pubbliche non vadano ad alimentare la malavita. Per il resto, credo, che la società meridionale abbia fatto grandi passi avanti negli ultimi anni e sia pronta ad accogliere pienamente questa cultura della legalità di cui parla il ministro Profumo.







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