Siria: ad Aleppo e a Damasco si continua a combattere
Guerra aperta in Siria. Diverse le zone del Paese nelle quali si sta consumando il
drammatico scontro tra esercito fedele al presidente Assad e le milizie dell’opposizione.
Anche ieri quasi 100 vittime. Come sempre nodo cruciale delle violenze la città di
Aleppo. Ce ne parla Marina Calculli:
La Lega araba,
intanto, ha rinviato a tempo indeterminato il vertice nel quale avrebbe dovuto discutere
la sostituzione dell'inviato Kofi Annan. In ballo c'e' il nome dell’algerino Lakhdar
Brahimi, già ex inviato dell'Onu in Iraq. ma quali possibilità concrete ha il diplomatico
di riuscire la dove non è riuscito Kofi Annan. Davide Maggiore lo ha chiesto
a Ugo Tramballi, inviato speciale del Sole 24 Ore:
R. - Brahimi
è una persona degnissima come tra l’altro lo era Kofi Annan. Il problema non è la
persona, l’incarico. Il problema è l’obiettivo. L’obiettivo non lo raggiungerà Brahimi
come non lo ha raggiunto Kofi Annan, perché le parti sul campo non hanno alcuna intenzione
di aderire, nei fatti, alle richieste, al tentativo di accordo sponsorizzato dalle
Nazioni Unite. Continuano sul campo, a fare la loro guerra.
D. - Neanche l’esperienza
precedente di Brahimi, in conflitti come quelli dell’Iraq e dell’Afghanistan, può
essere un aiuto in questo senso?
R. - Brahimi ha avuto qualche piccolo successo
in Afghanistan, ma il Paese oggi non è molto più stabile e molto più pacificato di
quanto lo fosse prima; qualsiasi proposta è destinata a fallire se non viene accettata
e accolta dalle parti in causa.
D. - D’altra parte, Hillary Clinton è in Turchia
per discutere della crisi siriana. Perché questo intervento diretto degli Stati Uniti?
R.
- Il fatto che il segretario di Stato Usa vada ad Istanbul - certamente anche a parlare
di Siria - non vuol dire un coinvolgimento diretto più di quanto gli americani siano
già coinvolti, devo dire con molta attenzione e con un certo distacco e con una certa
intelligenza politica. L’internazionalizzazione del conflitto è sotto traccia fin
dal suo inizio, e in qualche modo l’ha sancita il ministro degli Esteri iraniano,
ricordando che l’Iran non accetterà mai la caduta del regime siriano. In qualche modo,
certo, il viaggio di Hillary Clinton in Turchia è anche una risposta agli iraniani,
ma non credo che, almeno per il momento, nessun occidentale sotto qualsiasi forma
- Nazioni Unite, Nato, Stati Uniti, Unione Europea - abbia alcuna intenzione di essere
coinvolto militarmente nel conflitto siriano.
D. - Da parte statunitense non
si può quindi ipotizzare una sorta di "seconda linea", parallela o opposta, a quella
delle Nazioni Unite?
R. - Posto che esista un piano americano della risoluzione
del conflitto, o se decidessero di averne uno, non credo che sarebbe in conflitto
con quello delle Nazioni Unite. Ormai anche le Nazioni Unite hanno capito che non
c’è soluzione se Bashar al-Assad e il vertice dell’attuale regime non fanno un passo
indietro. Io credo che gli Stati Uniti abbiano tutto l’interesse a rafforzare un’eventuale
proposta dalle Nazioni Unite, che però al momento non c’è. Al momento c’è uno stallo
totale, nel senso che non è possibile alcun negoziato, e non è possibile alcun intervento
militare. La Siria ha una massa critica, ha una geopolitica completamente diverse
dalla Libia. Quindi ci dobbiamo aspettare - credo - un conflitto molto lungo. Del
resto la guerra civile libanese scoppiò nel 1975 e terminò nel 1990 con alti e bassi,
con guerre civili diverse all’interno della grande guerra civile libanese. Io credo
che dobbiamo aspettarci qualcosa di simile al conflitto libanese.
D. - Quale
impatto ulteriore può avere la crisi siriana sul resto della regione, e quanto vasto?
R.
- Diciamo che a Bashar Al Assad l’acqua è arrivata alla cintola. Nel momento in cui
l’acqua arrivasse al collo, gli Hezbollah libanesi e l'Iran soprattutto, non potrebbero
accettare la caduta del regime di Assad o, quanto meno, il trasferimento della Siria
nel fronte non dico tanto occidentale, quanto quello sunnita. Questo potrebbe, in
ogni momento, provocare un conflitto regionale.