2012-08-13 08:21:04

Festa a Londra per la chiusura delle Olimpiadi. Countdown per Rio de Janiero 2016


Un viaggio nella musica inglese degli ultimi 50 anni. Su questo filo conduttore si è giocata la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Londra 2012. Un miliardo di spettatori per tre ore di spettacolo che hanno concluso i Giochi, passando il testimone a Rio de Janiero che li ospiterà nel 2016. Ce ne parla Benedetta Capelli: RealAudioMP3

musica

Difficile non cantare o non ballare e infatti gli 80mila spettatori dell’Olympic Stadium di Londra non si sono risparmiati. Trionfo dunque della musica british in un’allegra festa che ha coinvolto gli atleti delle 204 nazioni partecipanti. Londra regala il primato personale all’americano Michael Phelps – 22 medaglie conquistate ai Giochi: unico nella storia – archivia poi i 3 ori del giamaicano Bolt e chiude con 44 record mondiali e 117 olimpici. Un crescendo di emozioni ieri sera con Annie Lennox a bordo di un vascello fantasma, le Spice girl e il video tributo a Freddie Mercury dei Queen. E c’è stato un altro tributo: Imagine di John Lennon cantata da un coro di bambini, voci che si fondono con quelle dello stesso Beatles. Londra lascia così il testimone a Rio de Janeiro. E’ lo spazzino Renato Sorriso, che da anni incanta il Carnevale di Rio, a fare spazio alla festa di samba e capoeira suggellando il passaggio di consegne tra il sindaco londinese Johnson e il brasiliano Paes. Ad accompagnare l’arrivo del Brasile l’O rei del calcio, Pelè. Poi l’emozione finale con lo spegnimento della fiamma olimpica.

Questa dunque la festa ma sono state tante e spettacolari le prestazioni sportive in questi Giochi- La grande sfida è stata tra Stati Uniti e Cina: 104 medaglie i primi e 87 i secondi. Per un bilancio, non solo sportivo, di questo grande evento, Alessandro Gisotti ha intervistato Roberto Zichittella, inviato di “Famiglia Cristiana” ed esperto di Olimpiadi: RealAudioMP3

R. – Sicuramente la Cina ormai ha preso il posto di quella che una volta era l’Unione Sovietica. Quindi, il confronto con gli Stati Uniti è serrato. Bisogna dire però che questo confronto non è su tutte le specialità olimpiche, perché i cinesi sono abbastanza assenti dalle competizioni di atletica leggera. Comunque, il confronto c’è, c’è questa rivalità anche se non la vediamo su tutte le competizioni.

D. - Qualche altro significato al di là dello sport da queste Olimpiadi, come medagliere?

R. – Il conto delle medaglie è sempre un modo per "pesare" un po’ anche gli equilibri tra i Paesi. Non è un caso che, a luglio, una prestigiosa rivista francese di geopolitica – Diplomatie – abbia dedicato la copertina proprio a questo tema: la geopolitica dello sport. Ci sono anche dati abbastanza curiosi: abbiamo parlato degli Stati Uniti, della Cina. Naturalmente bisogna parlare dei "padroni di casa", la Gran Bretagna. Si sa che chi gioca in casa punta sempre molto sui Giochi e vince, perché evidentemente investe molto sui propri atleti per far bella figura. Abbiamo poi la Russia, la Corea del Sud - al momento quinto posto nel medagliere - poi abbiamo le classiche potenze come la Germania e la Francia. Curiosamente sono quei Paesi che poi troviamo anche nel Consiglio di sicurezza dell’Onu!

D. – I Giochi ormai si stanno concludendo. Quali potrebbero essere le istantanee più significative?

R. – Come istantanee penso ai sorrisi dei vincitori e le lacrime... ricordiamo la schermitrice della Corea del Sud, che contestava la vittoria della tedesca contro di lei, rimasta per un’ora sulla pedana in lacrime, perché non accettava la decisione della giuria. Direi poi il sorriso degli africani. Tra l’altro queste vittorie hanno portato anche alle dichiarazioni dei politici del Kenya, proprio sui giornali di oggi, che stanno quasi pensando ad una candidatura del Kenya alle Olimpiadi del 2024.

D. – Un altro aspetto che colpisce: gli atleti non nascondono la loro fede, pensiamo ad esempio all’atleta protagonista di queste Olimpiadi, Bolt. Diciamo che questo colpisce in una nazione, come l’Inghilterra, che ha una certa visione della laicità…

R. – Sì. Abbiamo visto molti luoghi, molte piste di atletica, prima della partenza e dopo la vittoria e questi gesti: segni della Croce, le dita che indicano il cielo… C’è da chiedersi fino a che punto sia vera religiosità, fino a che punto si tratta invece di gesti quasi scaramantici. In ogni caso, però, sono dei gesti che rimandano a qualcosa di superiore, che gli atleti intendono manifestare. Penso anch’io che questo abbia colpito il pubblico che ha seguito con passione le gare di queste Olimpiadi.

D. – Avendo seguito diverse Olimpiadi negli ultimi 15-20 anni, per che cosa forse si contraddistinguerà nel tempo questa edizione dei Giochi di Londra?

R. – Io direi per la festa: questa Olimpiade è stata un successo, lo riconoscono anche i più scettici, quelli che all’inizio pensavano ad un flop. Certo, manca ancora un giorno. Speriamo dunque che finisca tutto bene. E tuttavia, non ci sono stati problemi di sicurezza, il clima è stato festoso. Direi, quindi, che è stato sicuramente anche un trionfo per la città di Londra e per lo sport ancora la conferma di una festa.










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