Egitto: la Casa Bianca chiede ai militari e alle autorità civili di collaborare dopo
la rimozione dei capi delle forze armate
La Casa Bianca ha lanciato un appello perché le autorità civili e militari lavorino
insieme. La dichiarazione arriva dopo la decisione del presidente Morsi di rimuovere
il capo delle forze armate Tantawi e il capo di Stato maggiore Anan. Se da un lato
Israele esprime inquietudine, il Consiglio Supremo delle Forze Armate parla di un
avvicendamento naturale. Fausta Speranza ne ha parlato con Camille Eid,
editorialista del quotidiano Avvenire:
R. – In effetti,
questa raffica di decreti non fa altro che concentrare il potere esecutivo ed il potere
legislativo nelle mani di una sola persona, non essendoci più il parlamento. E’ vero
che ci si aspettava un braccio di ferro tra il presidente Morsi ed il Consiglio supremo
delle forze armate, ma non con questa fretta.
D. – Spieghiamo questa espressione:
“Non c’è più il parlamento”…
R. – Sappiamo che il parlamento è stato sciolto
dalla Corte costituzionale, dal momento che ha deciso di dichiarare nulle le elezioni
con cui era stato eletto. Quindi, il potere legislativo alla fine era nelle mani dei
militari. Ora che il presidente dei militari non c’è più, è il presidente Morsi che
ha assunto questo potere. In effetti, ci sono alcune cose che non sono molto chiare.
Il Consiglio militare non è solamente la persona di Tantawi, oppure del generale Anan,
che sono stati rimossi o licenziati. Alcuni dei commentatori egiziani si chiedono:
“Sarà l’attuale capo di Stato maggiore,che è il ministro della Difesa nominato
da Morsi, a presiedere il Consiglio supremo? E il Consiglio supremo delle forze armate
continua quindi a detenere il potere legislativo, in assenza del Parlamento?”. La
risposta secondo me è no: è Morsi – come dicevo - a concentrare tutti questi
poteri in attesa dei prossimi sviluppi. C’è una roadmap che prevede la formazione,
entro 15 giorni, di una nuova costituente, se l’attuale non andasse bene. Per gli
stessi motivi, poi, entro tre mesi, è prevista la stesura di una nuova Costituzione.
Il popolo egiziano sarà chiamato ad un referendum sulla Costituzione e in base a quella
saranno indette nuove elezioni legislative. Ma da qui al nuovo parlamento passerà
almeno un anno.
D. – Ci si aspettava un gioco di equilibrismi, da parte di
Morsi, tra piazza e militari. Questo ultimo episodio dei decreti, fa parte di questo
gioco? Dovremo vedere altri atti, che forse in qualche modo riequilibreranno o, in
questo momento, c’è uno sbilanciamento?
R. – Non c’è uno sbilanciamento al
100%. Nel senso che è vero che Morsi ha rimosso i due principali esponenti del Consiglio
militare, ma è vero anche che ha nominato un militare come nuovo ministro della Difesa.
Quindi, non ha trasformato il potere in un potere civile al 100%. Infatti, in Egitto
è tradizione che a detenere il dicastero della Difesa sia un militare, e questo l’ha
mantenuto; ha però cambiato le persone. Chiaramente, la figura di Tantawi era dominante,
come anche quella di Anan. Per ora le cose funzionano. Bisogna vedere se ci saranno
ancora altri decreti, ma secondo me il grosso è stato fatto: qualche giorno fa, dopo
gli incidenti e gli attentati nel Sinai, aveva rimosso i capi supremi dei servizi
di sicurezza; con questi decreti ha già completato per lo meno l’assetto militare
dell’Egitto. Per il resto, non saranno necessari decreti presidenziali di questo peso:
il governo è stato appena fatto e, chiaramente, il discorso relativo al parlamento
necessita della stesura della Costituzione.