2012-08-12 12:57:24

Condividere il pane con i fratelli. Appello del Papa all'Angelus per le popolazioni alluvionate di Filippine e Cina e i terremotati in Iran


Il Papa all’Angelus a Castel Gandolfo, dopo aver commentato il Vangelo di questa domenica sul pane disceso dal cielo, ha lanciato un accorato appello in favore delle popolazioni alluvionate delle Filippine e della Repubblica Popolare Cinese e dei terremotati in Iran. Il servizio di Sergio Centofanti.RealAudioMP3

Le immagini che vengono dall’Asia sono drammatiche: decine i morti nelle Filippine e in Cina colpite da violenti piogge. Ingenti i danni, migliaia gli sfollati. Ancora più pesante il bilancio del terremoto che ha colpito il Nord-ovest dell’Iran. Ecco l’appello del Papa:

“Vi invito ad unirvi alla mia preghiera per quanti hanno perso la vita e per tutte le persone provate da così devastanti calamità. Non manchi a questi fratelli la nostra solidarietà e il nostro sostegno”.

Un appello che si ricollega alla sua catechesi in cui commenta il discorso di Gesù sul pane disceso dal cielo. “Mangiato con fede – sottolinea - questo pane trasforma la nostra vita e ci incoraggia a condividere" quanto abbiamo "con i nostri fratelli e sorelle che hanno fame di cibo materiale e spirituale e soprattutto di amore e di speranza”.

Il Papa spiega cosa vuol dire Gesù quando con la moltiplicazione dei pani e dei pesci sfama una folla di cinquemila uomini:

“Gesù vuole aiutarli a comprendere il significato profondo del prodigio che ha operato: nel saziare in modo miracoloso la loro fame fisica, li dispone ad accogliere l’annuncio che Egli è il pane disceso dal cielo (cfr Gv 6,41), che sazia in modo definitivo”.

Ricorda che anche il popolo ebraico, durante il lungo cammino nel deserto aveva sperimentato un pane disceso dal cielo, la manna, che lo aveva mantenuto in vita. Ora, Gesù parla di sé come del vero pane disceso dal cielo, capace di mantenere in vita per sempre:

“Lui è il cibo che dà la vita eterna, perché è il Figlio unigenito di Dio, che sta nel seno del Padre, venuto per donare all’uomo la vita in pienezza, per introdurre l’uomo nella vita stessa di Dio!.

Nel pensiero ebraico – rileva – “era chiaro che il vero pane del cielo, che nutriva Israele, era la Legge, la parola di Dio”:

“Ora Gesù, nel manifestarsi come il pane del cielo, testimonia di essere Lui la Parola di Dio in persona, la Parola incarnata, attraverso cui l’uomo può fare della volontà di Dio il suo cibo (cfr Gv 4,34), che orienta e sostiene l’esistenza. Dubitare allora della divinità di Gesù, come fanno i Giudei del passo evangelico di oggi, significa opporsi all’opera di Dio”.

I Giudei – spiega il Papa – “non vanno oltre le origini terrene di Gesù e per questo si rifiutano di accoglierlo come la Parola di Dio fattasi carne”. Come dice Sant’Agostino “erano lontani da quel pane celeste, ed erano incapaci di sentirne la fame”:

"E dobbiamo chiederci se noi realmente sentiamo questa fame, la fame della Parola di Dio, la fame di conoscere il vero senso della vita. Solo chi è attirato da Dio Padre, chi lo ascolta e si lascia istruire da Lui può credere in Gesù, incontrarlo e nutrirsi di Lui e così trovare la vera vita, la strada della vita, la giustizia, la verità, l'amore".

Infine, il Papa, ricordando che mangiare il pane vivo significa rinascere a una vita più vera, eleva la sua preghiera a Maria:

“Invocando Maria Santissima, chiediamole di guidarci all’incontro con Gesù perché la nostra amicizia con Lui sia sempre più intensa; chiediamole di introdurci nella piena comunione di amore con il suo Figlio, il pane vivo disceso dal cielo, così da essere da Lui rinnovati nell’intimo del nostro essere”.







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