Condividere il pane con i fratelli. Appello del Papa all'Angelus per le popolazioni
alluvionate di Filippine e Cina e i terremotati in Iran
Il Papa all’Angelus a Castel Gandolfo, dopo aver commentato il Vangelo di questa domenica
sul pane disceso dal cielo, ha lanciato un accorato appello in favore delle popolazioni
alluvionate delle Filippine e della Repubblica Popolare Cinese e dei terremotati in
Iran. Il servizio di Sergio Centofanti.
Le immagini
che vengono dall’Asia sono drammatiche: decine i morti nelle Filippine e in Cina colpite
da violenti piogge. Ingenti i danni, migliaia gli sfollati. Ancora più pesante il
bilancio del terremoto che ha colpito il Nord-ovest dell’Iran. Ecco l’appello del
Papa:
“Vi invito ad unirvi alla mia preghiera per quanti hanno perso
la vita e per tutte le persone provate da così devastanti calamità. Non manchi a questi
fratelli la nostra solidarietà e il nostro sostegno”.
Un appello che
si ricollega alla sua catechesi in cui commenta il discorso di Gesù sul pane disceso
dal cielo. “Mangiato con fede – sottolinea - questo pane trasforma la nostra vita
e ci incoraggia a condividere" quanto abbiamo "con i nostri fratelli e sorelle che
hanno fame di cibo materiale e spirituale e soprattutto di amore e di speranza”.
Il
Papa spiega cosa vuol dire Gesù quando con la moltiplicazione dei pani e dei pesci
sfama una folla di cinquemila uomini:
“Gesù vuole aiutarli a comprendere
il significato profondo del prodigio che ha operato: nel saziare in modo miracoloso
la loro fame fisica, li dispone ad accogliere l’annuncio che Egli è il pane disceso
dal cielo (cfr Gv 6,41), che sazia in modo definitivo”.
Ricorda
che anche il popolo ebraico, durante il lungo cammino nel deserto aveva sperimentato
un pane disceso dal cielo, la manna, che lo aveva mantenuto in vita. Ora, Gesù parla
di sé come del vero pane disceso dal cielo, capace di mantenere in vita per sempre:
“Lui
è il cibo che dà la vita eterna, perché è il Figlio unigenito di Dio, che sta nel
seno del Padre, venuto per donare all’uomo la vita in pienezza, per introdurre l’uomo
nella vita stessa di Dio!. Nel pensiero ebraico – rileva –
“era chiaro che il vero pane del cielo, che nutriva Israele, era la Legge, la parola
di Dio”:
“Ora Gesù, nel manifestarsi come il pane del cielo, testimonia
di essere Lui la Parola di Dio in persona, la Parola incarnata, attraverso cui l’uomo
può fare della volontà di Dio il suo cibo (cfr Gv 4,34), che orienta e sostiene l’esistenza.
Dubitare allora della divinità di Gesù, come fanno i Giudei del passo evangelico di
oggi, significa opporsi all’opera di Dio”.
I Giudei – spiega
il Papa – “non vanno oltre le origini terrene di Gesù e per questo si rifiutano di
accoglierlo come la Parola di Dio fattasi carne”. Come dice Sant’Agostino “erano lontani
da quel pane celeste, ed erano incapaci di sentirne la fame”:
"E dobbiamo
chiederci se noi realmente sentiamo questa fame, la fame della Parola di Dio, la fame
di conoscere il vero senso della vita. Solo chi è attirato da Dio Padre, chi lo ascolta
e si lascia istruire da Lui può credere in Gesù, incontrarlo e nutrirsi di Lui e così
trovare la vera vita, la strada della vita, la giustizia, la verità, l'amore".
Infine,
il Papa, ricordando che mangiare il pane vivo significa rinascere a una vita più vera,
eleva la sua preghiera a Maria:
“Invocando Maria Santissima, chiediamole
di guidarci all’incontro con Gesù perché la nostra amicizia con Lui sia sempre più
intensa; chiediamole di introdurci nella piena comunione di amore con il suo Figlio,
il pane vivo disceso dal cielo, così da essere da Lui rinnovati nell’intimo del nostro
essere”.