Londra 2012: vigilia di chiusura dei Giochi, è sfida Cina-Stati Uniti
A Londra, ultime medaglie da assegnare alla vigilia della chiusura delle Olimpiadi.
Tante spettacolari prestazioni sportive in questi Giochi ma, come già in passato,
i successi in pista, campi da gioco e pedane hanno assunto a volte anche un significato
geopolitico. Come già a Pechino 2008, la grande sfida è stata tra Cina e Stati Uniti,
superpotenze anche nello sport. Per un bilancio, non solo sportivo, di questo grande
evento, Alessandro Gisotti ha intervistato Roberto Zichittella, inviato
di “Famiglia Cristiana” ed esperto di Olimpiadi:
R. – Sicuramente
la Cina ormai ha preso il posto di quella che una volta era l’Unione Sovietica. Quindi,
il confronto con gli Stati Uniti è serrato. Bisogna dire però che questo confronto
non è su tutte le specialità olimpiche, perché i cinesi sono abbastanza assenti dalle
competizioni di atletica leggera. Comunque, il confronto c’è, c’è questa rivalità
anche se non la vediamo su tutte le competizioni.
D. - Qualche altro significato
al di là dello sport da queste Olimpiadi, come medagliere?
R. – Il conto delle
medaglie è sempre un modo per "pesare" un po’ anche gli equilibri tra i Paesi. Non
è un caso che, a luglio, una prestigiosa rivista francese di geopolitica – Diplomatie
– abbia dedicato la copertina proprio a questo tema: la geopolitica dello sport. Ci
sono anche dati abbastanza curiosi: abbiamo parlato degli Stati Uniti, della Cina.
Naturalmente bisogna parlare dei "padroni di casa", la Gran Bretagna. Si sa che chi
gioca in casa punta sempre molto sui Giochi e vince, perché evidentemente investe
molto sui propri atleti per far bella figura. Abbiamo poi la Russia, la Corea del
Sud - al momento quinto posto nel medagliere - poi abbiamo le classiche potenze come
la Germania e la Francia. Curiosamente sono quei Paesi che poi troviamo anche nel
Consiglio di sicurezza dell’Onu!
D. – I Giochi ormai si stanno concludendo.
Quali potrebbero essere le istantanee più significative?
R. – Come istantanee
penso ai sorrisi dei vincitori e le lacrime... ricordiamo la schermitrice della Corea
del Sud, che contestava la vittoria della tedesca contro di lei, rimasta per un’ora
sulla pedana in lacrime, perché non accettava la decisione della giuria. Direi poi
il sorriso degli africani. Tra l’altro queste vittorie hanno portato anche alle dichiarazioni
dei politici del Kenya, proprio sui giornali di oggi, che stanno quasi pensando ad
una candidatura del Kenya alle Olimpiadi del 2024.
D. – Un altro aspetto che
colpisce: gli atleti non nascondono la loro fede, pensiamo ad esempio all’atleta protagonista
di queste Olimpiadi, Bolt. Diciamo che questo colpisce in una nazione, come l’Inghilterra,
che ha una certa visione della laicità…
R. – Sì. Abbiamo visto molti luoghi,
molte piste di atletica, prima della partenza e dopo la vittoria e questi gesti: segni
della Croce, le dita che indicano il cielo… C’è da chiedersi fino a che punto sia
vera religiosità, fino a che punto si tratta invece di gesti quasi scaramantici. In
ogni caso, però, sono dei gesti che rimandano a qualcosa di superiore, che gli atleti
intendono manifestare. Penso anch’io che questo abbia colpito il pubblico che ha seguito
con passione le gare di queste Olimpiadi.
D. – Avendo seguito diverse Olimpiadi
negli ultimi 15-20 anni, per che cosa forse si contraddistinguerà nel tempo questa
edizione dei Giochi di Londra?
R. – Io direi per la festa: questa Olimpiade
è stata un successo, lo riconoscono anche i più scettici, quelli che all’inizio pensavano
ad un flop. Certo, manca ancora un giorno. Speriamo dunque che finisca tutto bene.
E tuttavia, non ci sono stati problemi di sicurezza, il clima è stato festoso. Direi,
quindi, che è stato sicuramente anche un trionfo per la città di Londra e per lo sport
ancora la conferma di una festa.