Il rettore del "Redemptoris Mater" a Beirut: il viaggio del Papa in Libano rafforzerà
l’unità della Chiesa
Cresce l’attesa in Libano per la visita del Papa, fra poco più di un mese, per la
consegna dell’Esortazione apostolica post-sinodale per il Medio Oriente. In questi
giorni, proprio in vista dell’evento, alcuni leader cristiani e musulmani libanesi
si sono riuniti a Sidone per rinnovare un appello per la pace, il dialogo e la riconciliazione
nel Paese e nella regione. Intanto, a Beirut fervono i preparativi per accogliere
Benedetto XVI. Alessandro Gisotti ha raccolto la testimonianza di don Guillaume
Bruté de Rémur, rettore del Seminario “Redemptoris Mater” della capitale libanese:
R. – Siamo tutti
molto felici, e anche un po’ impazienti; i seminaristi, ora, sono per la maggior parte
in vari posti di missione per l’estate, alcuni hanno preso un po’ di vacanza. Ritorneranno
tutti all’inizio di settembre proprio per gli ultimi preparativi prima che arrivi
il Santo Padre. Accoglieremo anche dei fratelli che vengono dall’Egitto, dall’Iraq
perché, anche se il Santo Padre viene in Libano, viene per consegnare l’Esortazione
che è il frutto del Sinodo per il Medio Oriente e quindi è una visita rivolta a tutti
i cristiani dell’area in questo momento un po’ particolare, per non dire difficile
…
D. – Il Sinodo per il Medio Oriente aveva come tema “Comunione e testimonianza”:
quanto è importante questa visita del Papa per rafforzare la comunione e la testimonianza
dei cristiani in Libano e in tutto il Medio Oriente?
R. – Una delle particolarità
del cristianesimo orientale è appunto la divisione tra i vari riti: non solo tra la
Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica, ma anche la divisione all’interno della stessa
Chiesa cattolica tra i riti melkita, maronita, copto … E dunque, anche se queste sono
ricchezze enormi, perché ogni Chiesa conserva un patrimonio culturale e religioso
e spirituale bellissimo che va protetto e conservato con molta attenzione, c’è però
sempre il rischio di un ripiegamento dei cristiani su questi particolarismi delle
loro Chiese, dimenticando che la testimonianza che sono chiamati a dare i cristiani
oggi in questo mondo mediorientale pieno di rivoluzione, dove l’islam si pone anche
con una certa forza ed un certo radicalismo, è proprio l’unità. Per questo la visita
del Papa è molto importante: perché viene a sottolineare l’unità di tutte le Chiese
cattoliche orientali intorno alla figura di Pietro, ma è anche molto importante per
l’ecumenismo. Sappiamo, infatti, quanto questo aspetto sia rilevante agli occhi di
Benedetto XVI e quanto egli stia facendo per questa ritrovata unità anche con le Chiese
separate, con le Chiese ortodosse che anch’esse sono contente della visita del Santo
Padre.
D. – Il Papa incontrerà anche i giovani libanesi. Molte volte accade
che, dopo una visita del Papa in un Paese, ci sia una fioritura di vocazioni: può
essere questa anche una speranza per il Libano?
R. – Sì. Noi lo speriamo moltissimo
e puntiamo molto, nella preparazione della venuta del Santo Padre, sui giovani e proprio
su questo fatto: è un momento particolare in cui ciascuno si chiede qual è la propria
vocazione. Anche il fatto stesso che il Santo Padre venga a consegnare questo documento
come una missione, questo invita tutti noi a prendere coscienza di questa missione
e di come possiamo esprimerla nella nostra vita, sia come presbiteri, come vita consacrata
… E per questo è molto importante. E’ vero che attualmente in Libano il numero dei
cristiani non soffre di una mancanza di vocazioni, perché il numero di vocazioni proporzionalmente
al numero dei cristiani è abbastanza alto; però ultimamente si assiste ad un calo
delle vocazioni e anche per questo speriamo che la venuta del Santo Padre restituisca
un fervore nuovo ai giovani. Io penso che questo sia uno dei motivi per cui il Santo
Padre vuole incontrare i giovani, e per lo stesso motivo anche i Patriarchi hanno
insistito perché si organizzasse, il sabato 15 settembre, un incontro particolare
per i giovani.