2012-08-10 19:35:22

Siria. Ad Aleppo si combatte strada per strada. Bombe sui civili. In Iran contro-vertice sulla crisi


Situazione incandescente in Siria. Si continua a combattere nelle strade della città di Aleppo, roccaforte dei ribelli nel mirino del regime. Attivisti denunciano il ritrovamento di quarantacinque cadaveri, mentre lievi danni si segnalano nell’antica cittadella patrimonio dell’Unesco. Intanto prosegue la fuga di civili dal paese: l’Onu parla di centocinquantamilia profughi. Il servizio è di Paolo Ondarza: RealAudioMP3
Quarantacinque corpi senza vita e ancora senza identità abbandonati nel martoriato quartiere occidentale di Aleppo di Salah ad Din. A denunciare il macabro ritrovamento in un parco pubblico sono gli insorti. La loro roccaforte continua ad essere teatro di scontri: si combatte strada per strada e anche l’antica cittadella di Aleppo, dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità, ha subito danneggiamenti. Undici civili, tra loro due bambini, sono morti in un bombardamento, mentre erano in fila di fronte ad un forno, lo fanno sapere i ribelli che annunciano anche di aver attaccato il carcere della città. Dal canto loro le forze governative fanno sapere di aver respinto un attacco contro l'aeroporto internazionale. Drammatica la situazione dei profughi denunciata dall’Onu: 150 mila dall’inizio del conflitto, fuggiti verso Giordania, Libano, Iraq, ma soprattutto Turchia. Proprio da Ankara giunge una notizia di stampa secondo cui sarebbe imminente un intervento militare turco in territorio siriano, nel nord curdo, per creare una zona cuscinetto e bloccare il pkk. Intanto gli Stati Uniti annunciano nuove sanzioni contro il regime e chi lo sostiene , mentre la Gran Bretagna ha deciso di aumentare gli aiuti ai ribelli e di stabilire legami politici con l’opposizione siriana.

Un appello al dialogo nazionale, a metter fine allo spargimento di sangue e una proposta di Teheran come mediatore di pace. Questo l'obiettivo della conferenza sulla Siria ospitata dall’Iran con la partecipazione di 29 Paesi, tra i quali Cina e Russia. Lo stesso mediatore di Onu e Lega Araba, Annan aveva proposto un ruolo di primo piano della Repubblica Islamica; ipotesi che era stata scartata dall’Occidente. Come leggere, dunque, questa iniziativa diplomatica oggi? Salvatore Sabatino lo ha chiesto ad Antonello Sacchetti, esperto di questioni iraniane: RealAudioMP3

R. – E’ sicuramente un tentativo di uscire da un isolamento, per l'Iran, un isolamento diplomatico, internazionale e di geopolitica. Per molti mesi Teheran ha continuato a dire che mentre altre “primavere arabe” – come quella egiziana – avevano un movimento popolare alla base, in Siria si trattava, invece, di un complotto. Adesso ha cambiato prospettiva, ha cambiato atteggiamento. Si tratta, insomma, di un tentativo di porre fine o di porre comunque rimedio a una situazione che è molto preoccupante per la stessa Teheran.

D. – Bisogna sottolineare che ci sono grossi interessi in campo per quanto riguarda l’Iran in Siria…

R. – Sicuramente. La Siria è l’unico Paese con cui l’Iran ha un’alleanza militare, un alleanza strategica. Ma credo che non ci sia soltanto questo: credo che siano in atto delle dinamiche sotterranee molto importanti. L’appello di Salehi, il ministro degli Esteri - e secondo alcuni il possibile vincitore delle prossime elezioni presidenziali del 2013 - è un appello che per certi versi è anche molto sorprendente per le parole che ha usato: ha parlato di diritti, del diritto del popolo siriano alla democrazia, alla libertà e a libere elezioni. Il che fa molto pensare….

D. – Certamente non mancano delle frizioni tra l’Iran e la Comunità internazionale e questo soprattutto a causa del suo programma nucleare. Ma questa iniziativa può aiutare Teheran a far scendere la tensione o può addirittura peggiorare la situazione?

R. – Io credo che possa servire. Vorrei anche ricordare che in passato l’Iran ha giocato ruoli importanti in altre crisi internazionali: in Afghanistan fu uno dei Paesi più attivi e non solo nel momento della guerra ai talebani, ma anche poi nella successiva Conferenza di Bonn per gli aiuti. L’Iran, quando vuole e quando è messo in condizione di farlo, può giocare un ruolo diplomatico anche molto importante. Va anche detto che, secondo me, l’errore è stato fatto dall’Occidente quando due mesi fa è stato chiesto che l’Iran non partecipasse ai primi incontri. Qui è chiaro che si tratta di una partita molto, molto aperta. Bisogna vedere ora quali saranno le prossime mosse.

D. – L’Iran sciita appoggia il presidente siriano e si propone come mediatore di pace; la Turchia sunnita, invece, sostiene i ribelli. E proprio qui è in arrivo Hillary Clinton: insomma Teheran ed Ankara si confermano attori non solo della crisi siriana, ma – possiamo dire – dell’intera regione...

R. – Sì, volendo andare indietro nella storia, potremmo risalire a rivalità secolari tra Ottomani e Persiani. In realtà è interessante notare come oramai da qualche anno gli attori più attivi e più dinamici dello scenario mediorientale siano Paesi non arabi: siano la Turchia, la Persia e Israele ovviamente. Se noi pensiamo allo scenario mediorientale di 30 anni fa, vediamo come altri Paesi in questo momento siano fuori gioco o comunque in un piano secondario. Sicuramente si scontrano interessi diversi. Io sono sempre abbastanza restio a credere che si tratti di interessi legati alla religione, anche perché l’Iran, nel corso della sua storia e parlo della Repubblica Islamica, ha sempre dimostrato di avere una politica estera molto pragmatica e a tratti anche molto cinica, ma non ideologica.









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