Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
In questa 19.ma Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci presenta il passo del
Vangelo in cui Gesù parla con i giudei a Cafarnao. Il suo discorso scandalizza molti
presenti, soprattutto quando dice:
“Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.
Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne
per la vita del mondo”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento
del padre carmelitano Bruno Secondin, docente emerito di Teologia spirituale
alla Pontificia Università Gregoriana:
Non più con
la folla, ma con i Giudei è questa volta il dialogo sul pane di vita, disceso dal
cielo. L’espressione scandalizza, anche perché Gesù la ripete ben tre volte, con una
insistenza che irrita. Se prima si trattava di andare oltre le apparenze del pane
materiale distribuito in abbondanza, ora si deve andare oltre la realtà familiare
di Gesù: certo, molti conoscono la sua parentela umana, eppure la sua vera identità
ha radici nel cielo. Il Padre lo ha mandato per portare a tutti la vita, per rivelare,
per mediazioni umane, i segreti della vita divina misteriosa. Il ricordo della manna
donata gratuitamente nel deserto o il pane offerto dall’angelo a Elia depresso e in
fuga, certo rimanevano simboli potenti della generosità di Dio. Ma ora Dio dona ancora
di più: un pane che elimina la morte, che alimenterà la vita in maniera divina, eterna.
Gesù stesso si proclama questo pane di eternità, per la vita del mondo. Una sfida
per tutti noi: cogliere questa identità divina di Gesù e conoscere il cuore del Padre
è possibile se ci facciamo imitatori di Dio, come esorta oggi Paolo: diventando pane
e amore, camminando nella carità, come ha fatto Cristo. Vertiginoso ideale, ma ce
lo propone Gesù stesso.