2012-08-10 14:03:43

Appello al Papa per la fine della discriminazione degli albini in Congo


Un appello a Benedetto XVI è stato lanciato dall’ ”Associazione per lo sviluppo delle persone albine in Africa” per sensibilizzare le autorità della Repubblica Democratica del Congo sulla situazione degli albini nel Paese. Vittime della superstizione, soprattutto nella regione del Kivu, gli albini sono uccisi e rapiti poiché si crede che le loro ossa abbiano proprietà magiche e taumaturgiche. Critiche anche le condizioni sanitarie degli albini, più soggetti a melanomi maligni degli altri e bisognosi per sopravvivere di creme solari e abbigliamento specifici.Sulla situazione della popolazione albina in Africa, Michele Raviart ha intervistato padre Giulio Albanese, direttore della rivista dellle Pontificie Opere Missioniarie, “Popoli e missione”:RealAudioMP3

R. – L’incidenza è molto alta, si parla di uno su 17mila abitanti nel continente africano. Essere albini in Africa è davvero una disgrazia, non fosse altro perché non c’è alcuna tutela da parte dello Stato, da parte dei governi, e perché soprattutto c’è un fortissimo condizionamento legato alle culture locali, a superstizioni. Nell’Africa nilotica, ad esempio, vi è la superstizione che gli organi interni degli albini possano essere utilizzati per le pratiche della stregoneria.

D. – L’associazione per lo sviluppo delle persone albine in Africa si è appellata in questi giorni al Papa e alle Pontificie Opere Missionarie per dare una mano a risolvere il problema. Come opera la Chiesa in questo contesto?

R. – Devo dire che da parte del mondo missionario in questi anni c’è stato un notevole impegno, soprattutto dal punto di vista dell’istruzione perché, è inutile nasconderselo, queste pratiche, questi pregiudizi, vanno innanzitutto e soprattutto combattuti affermando la sacrosanta sfera dei valori ispirati al Vangelo. Si tratta anche di sostenere iniziative che in una maniera o nell’altra possano consentire a queste persone, che spesso vivono ai margini della società, di essere integrate attraverso scuole di avviamento al lavoro.

D. – Come vive la popolazione il rapporto con gli albini?

R. – Un conto è il contesto urbano dove spesso si incontrano persone che sono andate all’università, che in una maniera o nell’altra hanno preso coscienza del problema, un conto è nelle zone rurali dove molte volte l’analfabetismo è diffuso a macchia d’olio. Una cosa è certa, ci sono Paesi, mi viene in mente il Kenya, dove quando si vuole offendere un albino gli si dice: “musungu”. La parola “musungu” che in swahili significa bianco ma in questo caso significa proprio considerarlo uno straniero, dunque escluderlo dal consesso e la comunità civile.

D . – Lo stesso Benedetto XVI nell’Africae munus ha denunciato i trattamenti intolleranti in Africa a tanti bambini tra cui gli albini…

R. -Sì, ha sollevato il problema anche perché è stato sollevato anche dall’episcopato africano. Da questo punto di vista si tratta davvero di voltare pagina, ma non v’è dubbio che l’unico modo in una maniera o nell’altra per innescare il riscatto è quello di insistere sull’istruzione. Non dimentichiamo che fenomeni del genere, anche se con connotazioni diverse, sono presenti anche a casa nostra in Europa, nel senso che la magia è da molti ritenuta una pratica accettabile. L’umanità a tutte le latitudini bisognosa di redenzione.







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