Siria. Assad nomina un nuovo premier. Tensione al confine con la Turchia
Ad Aleppo nelle ultime ore l’offensiva dell’esercito sembra dar ragione al regime
di Assad, mentre i ribelli si ritirano dalle proprie posizioni di controllo. I morti
sarebbero già una ventina nei combattimenti odierni. La Casa Bianca fa sapere intanto
di non escludere nessuna opzione per risolvere la crisi siriana. MarinaCalculli:
Le forze della
resistenza ammettono di aver perso il controllo del quartiere strategico di Salh-al-Din
nella battaglia di Aleppo, da più parti considerata decisiva per le sorti del regime
di Assad. Dopo l’avanzata di ieri dei militari, i ribelli avevano riguadagnato terreno
nella notte. Ma l’esercito siriano libero annuncia adesso di aver optato per una “ritirata
tattica”. Dal suo canto il regime comunica di aver usato solo il 10% dei rinforzi
inviati negli ultimi due giorni a sostegno dei 20.000 uomini già dispiegati. Assad
ha inoltre nominato il nuovo primo ministro, dopo la defezione di Riad Hijab, scappato
in Giordania con la sua famiglia. Il nuovo premier è Wael al Halqi, ex ministro della
sanità, sunnita di Deraa, la provincia in cui la rivoluzione siriana cominciò a marzo
del 2011. Dall’Iran giungono intanto le immagini del meeting tenutosi oggi tra diversi
paesi asiatici, africani e latino-americani per discutere della crisi siriana. La
disfatta di Aleppo fa fremere intanto la Casa Bianca. Il segretario per la Sicurezza
nazionale John Brenan annuncia che Washington non ha mai escluso alcuna opzione e
che potrebbe ora considerare la possibilità di imporre una no fly zone sulla Siria.
E intanto si infiamma anche il confine tra Siria e Turchia, a causa della
presenza – denunciata dal governo di Ankara, di almeno 4mila miliziani curdi del PKK,
il partito dei lavoratori. Pesanti operazioni militari in territorio turco, al confine
con Iraq e Siria, hanno provocato almeno 140 morti; una guerra nella guerra, poco
conosciuta, che tira in ballo la questione dell’indipendenza curda. Ad AlbertoRosselli, esperto di questioni curde, SalvatoreSabatino ha chiesto
se la guerra civile in Siria può, di fatto, scatenare una ''Primavera Curda'':
R. - Direi
che è probabile, in quanto l’elemento curdo presente in Siria ha a cuore sia la propria
autodeterminazione all’interno dello Stato siriano sia quella dei suoi compatrioti
in Turchia. Ricordiamo che il problema curdo, è un problema che riguarda non solo
un Paese, ma riguarda sia la Siria che la Turchia, l’Iraq e l’Iran dove il popolo
turco è praticamente frazionato.
D. - Stando ad alcuni analisti, il Pkk
avrebbe stretto una vera e propria alleanza in chiave anti turca con il potere siriano.
C’è il rischio concreto che Damasco ed Ankara, proprio sulla questione curda, possano
arrivare ad un confronto militare diretto?
R. - Il pericolo c’è. D’altra
parte, il Pkk ha varato, a partire dal 1978, una politica molto dura nei confronti
del governo turco. Ricordiamo una cosa importante: il Pkk non è il solo partito che
rappresenta la “minoranza relativa curda” in Medio Oriente; abbiamo anche il Pdk che
è il partito democratico del Kurdistan, e l'Upk che è l’Unione patriottica del Kurdistan.
Partiti che non si sono mai trovati d’accordo completamente con quella che è la politica
un po’ più aggressiva e rigida del Pkk.
D. - In Iraq, i curdi sono riusciti,
in un certo modo, ad essere riconosciuti; tanto è vero che il Nord - ricco di petrolio
- è governato dal curdo Barzani. Lo stesso può avvenire anche in Siria, quale che
sia l’esito della guerra?
R. - Diciamo che la situazione del Kurdistan
iracheno è differente dalla situazione siriana. Diciamo anche che l’Upk, che è stato
fondato nel giugno del 1975 da Talabani, mirava più che altro ad una pacificazione
- in qualche modo -, ad un riconoscimento dei propri diritti all’interno dello Stato
iracheno, contro l’oltranzismo nazionalista baathista. Ora, la situazione politica
irachena è differente dalla situazione politica siriana, soprattutto alla luce degli
avvenimenti degli ultimi mesi, la destabilizzazione di Assad... Quindi direi che è
possibile, però sono due realtà differenti.
D. - Diciamo però che, in questo
momento, i siriani stanno "utilizzando" i curdi per andare contro la Turchia, che
sta svolgendo un ruolo molto importante in questa crisi ..
R. - Questo sicuramente.
I curdi sono "adoperati" un po’ come “la testa di maglio” dai siriani. D’altra parte,
ricordiamoci che è una storia vecchia, perché nel contesto della guerra iracheno-iraniana,
sia gli iraniani che gli iracheni hanno adoperato le componenti curde dei rispettivi
Paesi come armi, contro l’avversario diretto: gli iraniani appoggiavano i curdi iracheni
e viceversa. Quindi, non è una novità. Diciamo che è la realtà. I curdi sono stati
"adoperati" più di una volta e l’atteggiamento - oserei dire - oltranzista del Pkk,
non ha fatto del bene al popolo curdo, ma questa naturalmente è una mia opinione,
in quanto ha irrigidito moltissimo i rapporti, mettendo in difficoltà la componente
moderata curda, nel dialogo che hanno cercato di instaurare - come si è verificato
anche in Siria in quest’ultimo anno - con il governo locale.