La crisi economica, Marx e la Dottrina sociale della Chiesa: una riflessione di Stefano
Zamagni
In questo momento di seria crisi economica, su alcuni organi di stampa compaiono commenti
che a diverso titolo richiamano Karl Marx, in particolare le critiche dell’economista
dell’800 al capitalismo. Alcuni sottolineano le sue previsioni del collasso del sistema
capitalistico, altri soprattutto le sue fortissime critiche al mondo bancario. Delle
osservazioni di Marx, dei limiti del capitalismo ma anche del contributo della dottrina
sociale della Chiesa, elaborata da Leone XIII fino alla Enciclica Caritas in veritate
di Benedetto XVI, Fausta Speranza ha parlato con l’economista Stefano Zamagni:
R. – Di fronte
alle indiscutibili aporie e all’inadeguatezza del capitalismo, ci sono due atteggiamenti.
L’uno, è quello di Marx e di altri che hanno seguito la sua guida, e che dice: “Il
capitalismo va abbattuto”. L’altra posizione è quella di chi dice: “Il capitalismo
è un sistema economico che ha una sua dinamica, che ammette l’evoluzione”, e quindi
ammette di essere superato, più che abbattuto. Questa, ad esempio, è
la posizione della Dottrina sociale della Chiesa.
D. – Parliamo un po’ di alcuni
limiti del capitalismo che si evidenziano in particolare oggi, con questa crisi che
abbiamo …
R. – Tre sono i limiti. Il primo è quello dell’aumento endemico-sistemico
delle disuguaglianze sociali; il secondo limite è proprio la negazione del concetto
di limite e soprattutto del limite delle risorse ambientali, energetiche eccetera.
E questo oggi ha svelato il lato tragico, perché la tematica ambientale è sotto gli
occhi di tutti. Il terzo limite è quello che riguarda la relazione tra l’area dell’economico,
cioè del mercato, e l’area del politico: questo è un punto su cui la Caritas in
veritate ha scritto e ha detto parole veramente illuminanti. E cioè l’Encliclica
di Benedetto XVI ha spiegato che il capitalismo tende a fagocitare anche la sfera
politico-democratica. In altre parole, la logica capitalistica va a modificare le
relazioni che prevalgono dentro la sfera democratica. E questo è un problema serio.
D.
– Sicuramente si rimette al centro la persona: è così? E’ questo che lei dice non
da teologo ma da economista…
R. – Esatto, è chiaro. Però bisogna dire bene;
bisogna dire persona umana. Perché? Perché anche altre correnti di pensiero
parlano di persona per significare l’individuo isolato oppure per significare
il soggetto che è parte di una collettività. Quella della Dottrina sociale della Chiesa
è la prospettiva del personalismo, che rifiuta sia l’individualismo sia il
comunitarismo. L’individualismo vede solo l’individuo; il comunitarismo vede solo
il collettivo, la classe, eccetera...
D. – Adesso parliamo – come dire – di
un sintomo, e cioè la crisi della bolla finanziaria e la crisi del sistema bancario.
Tornando a Marx, leggiamo che definiva i banchieri "banditi" oppure "classe
di parassiti". Senza pensare a questi termini, ma c’è qualcosa di sbagliato nel
sistema?
R. – E’ chiaro che la crisi finanziaria ha avuto come suo detonatore
la bolla immobiliare nella forma del subprime in America, della speculazione
immobiliare in Paesi come la Spagna, eccetera. Però, attenzione: questo è il sintomo
di un fenomeno più profondo. La crisi di cui stiamo parlando ha radici profondissime
che sono nella perdita del concetto di persona umana e nell’esaltazione dell’avidità
o – come qualcuno l’ha chiamata – l’esaltazione della società obesa. L’obeso
è uno che mangia non perché abbia necessità di soddisfare un bisogno ma per un’affermazione
del proprio io sugli altri. E’ esattamente la conseguenza di quanto dicevo prima,
cioè della separazione tra mercato e democrazia. La crisi è incominciata nel momento
in cui la democrazia ha subito un vuoto politico. C’è una grave responsabilità della
classe politica tutta, - occidentale e soprattutto anglosassone – nell’aver abdicato
al proprio ruolo che è quello di indicare la via per il bene comune e aver lasciato
fare al mercato speculativo. Poi, questo lasciar fare ha preso – nel caso concreto
– la via del subprime. Però, attenzione a non confondere, appunto, lo strumento,
in questo caso il subprime, con la natura profonda di questa crisi.