In Libia storico passaggio dei poteri tra Cnt e nuovo Parlamento
La Libia si lascia alle spalle la 40ennale dittatura di Gheddafi. Ieri sera il Consiglio
Nazionale di Transizione, artefice della primavera araba, ha rimesso i poteri all'assemblea
eletta il 7 luglio scorso. Nell’occasione il Cnt si è sciolto. “Rimettiamo le nostre
prerogative costituzionali al Congresso generale nazionale, rappresentante legittimo
del popolo libico" - ha dichiarato il presidente del Cnt, Abdul Jalil nel corso di
una storica cerimonia. Ma come la Libia sta vivendo questo passaggio epocale? Giancarlo
La Vella lo ha chiesto a mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico a
Tripoli:
R. - C’è un
clima molto disteso, perché c’è proprio la volontà di mostrare al mondo che la Libia
sta cambiando, cercando veramente di percorrere un cammino democratico. Certo, non
tutto è fatto, non tutto è completato, però è sicuramente l’inizio di un cammino importante
e i libici ne sono coscienti. Mi sembra che tutto questo influisca nel dare un’impressione
positiva a questo avvenimento vissuto anche con una certa gioia nel contesto della
società libica.
D. - Abbiamo sempre parlato della Libia come di un Paese diviso
fra mille fazioni. C’è ora la consapevolezza, in ognuna di queste realtà, di poter
contribuire al benessere del Paese?
R. - Penso che le divisioni non si possano
realmente cancellare; le differenze restano. Però, c’è una forte volontà, da parte
di tutti, di dominarle con un desiderio di far trionfare l’unità del Paese. La Libia
è una e i libici ne sono coscienti. Il cammino dell’unità non è una proclamazione,
ma è un’esperienza lunga che inizia proprio adesso, dopo le votazioni e da quello
che è stato l’esito elettorale mi sembra ci siano elementi e persone capaci di portare
equilibrio nel Paese
D. - Che cosa rimane del precedente regime?
R.
- Rimangono le foto ancora esposte un po’ dovunque. Rimangono tutti i crimini commessi,
il pianto delle famiglie, che sono state private dei loro familiari, e c’è un grande
desiderio di liberarsi da un incubo, che, purtroppo, ci ha afflitto per tanti anni.