Festa di Santa Teresa Benedetta della Croce a 70 anni dalla morte. Il Papa: una luce
in una notte buia
Settant’anni fa, era il 9 agosto 1942, moriva nelle camere a gas del Campo di concentramento
di Auschwitz Santa Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, ebrea tedesca,
filosofa e carmelitana. La Chiesa ha celebrato ieri la memoria liturgica di questa
Santa, proclamata da Giovanni Paolo II patrona d’Europa con Santa Brigida e Santa
Caterina da Siena. Benedetto XVI l’ha ricordata più volte più volte nel corso del
suo Pontificato. Il servizio di Sergio Centofanti.
Cercava con
tutto il cuore la verità e non ha saputo resistere di fronte all’amore del Cristo
crocifisso: “il cammino della fede - diceva - ci porta più lontano di quello della
conoscenza filosofica: ci porta al Dio personale e vicino, a Colui che è tutto amore
e misericordia, a una certezza che nessuna conoscenza naturale può dare”. Ebrea agnostica,
si lascia conquistare da Gesù, ma non rinnega il suo popolo. Poteva fuggire dai nazisti,
ma non volle, come ha sottolineato il Papa nella sua storica visita ad Auschwitz il
28 maggio 2006:
“Come cristiana ed ebrea, ella accettò di morire insieme
con il suo popolo e per esso. I tedeschi, che allora vennero portati ad Auschwitz-Birkenau
e qui sono morti, erano visti come Abschaum der Nation – come il rifiuto della nazione.
Ora però noi li riconosciamo con gratitudine come i testimoni della verità e del bene,
che anche nel nostro popolo non era tramontato. Ringraziamo queste persone, perché
non si sono sottomesse al potere del male e ora ci stanno davanti come luci in una
notte buia”.
“Il mondo è in fiamme – scriveva Edith Stein nel tempo buio
del nazismo - la lotta tra Cristo e anticristo si è accanita apertamente, perciò se
ti decidi per Cristo può esserti chiesto anche il sacrificio della vita”. Entra con
tutta se stessa nel mistero della Croce:
“La santa carmelitana Edith Stein
… scriveva così dal Carmelo di Colonia nel 1938: «Oggi capisco … che cosa voglia dire
essere sposa del Signore nel segno della croce, benché per intero non lo si comprenderà
mai, giacché è un mistero… Più si fa buio intorno a noi e più dobbiamo aprire il cuore
alla luce che viene dall’alto»”. (Angelus del 20 giugno 2010)
Ma “la croce
non è fine a se stessa” - diceva Edith Stein - è “l’amore di Cristo” che “non conosce
limiti” e “non si ritrae davanti a bruttezza e sporcizia”. Gesù “è venuto per i peccatori
e non per i giusti, e se l'amore di Cristo vive in noi – affermava la Santa carmelitana
- dobbiamo fare come Lui e metterci alla ricerca della pecorella smarrita”. Così,
solo l’amore che dà la vita per salvare l’altro cancella il male, annienta la morte,
è eterno: in questo la Croce è la nostra “unica speranza”.