Attacchi contro le chiese in Nigeria. L'arcivescovo di Abuja: una strategia per dividere
musulmani e cristiani
Non è ancora stato rivendicato l’attacco in Nigeria avvenuto qualche giorno fa contro
una chiesa evangelica nello Stato centrale di Kogi. L’azione segue quella dell'8 luglio
scorso compiuta dalla setta fondamentalista islamica Boko Haram e che aveva provocato
la morte di 22 persone nello Stato di Plateau. Davide Maggiore ha intervistato
l'arcivescovo di Abuja, mons. John Onaiyekan: R. – Non è facile
trovare una logica nel loro agire. L’unica che posso trovare è che questa è gente
che vuole seminare disordine nel Paese, mettere i cristiani contro i musulmani. Vogliono
un caos generalizzato, pensando forse che in una tale situazione di caos potranno
attuare i loro progetti. Chi ha un minimo di intelligenza si rende conto che il loro
è un progetto impossibile, irrealizzabile; ma i fanatici non seguono una logica, e
questo è il nostro problema.
D. – I leader religiosi possono aiutare in qualche
modo a fermare questo fanatismo?
R. – Io sono convinto che il problema non
sia di cristiani contro musulmani; per questo io continuo a insistere sul fatto che
i leader cristiani e musulmani devono lavorare insieme per identificare e isolare
questi gruppi. I musulmani nigeriani hanno già detto che sono persone che non appartengono
a loro. Dall’altro canto, per quanto riguarda la sicurezza, il governo dovrebbe continuare
e fare meglio. Sembra che il suo modo di agire vada migliorando, ma non è ancora sufficiente.
D.
– I fedeli, come vivono questa situazione? Non c’è rischio che il pericolo li spaventi
e li tenga lontani, ad esempio, dalle Messe, dalle celebrazioni?
R. – Assolutamente
no! Qui, in Nigeria, i cristiani sono convintissimi, giovani e adulti. E tutti sono
disposti e pronti a continuare a frequentare la chiesa! Questi sono episodi sporadici:
veramente è impossibile sapere in anticipo dove colpiranno. Non si tratta di un conflitto
generalizzato tra cristiani e musulmani; si tratta dell’attività di un gruppo di terroristi
che semina problemi per tutti, cristiani e musulmani. Hanno attaccato anche delle
moschee: il problema riguarda tutto il Paese e dobbiamo affrontarlo insieme. Il problema
che ci si pone ora è che questa situazione rende più difficile la collaborazione tra
cristiani e musulmani. Noi continuiamo a fare il possibile per mantenere dialogo e
collaborazione tra leader religiosi, ma c’è anche l’aspetto politico che non va trascurato.
D.
– Vuole lanciare un appello attraverso i microfoni di Radio Vaticana?
R. –
Sì: aiutateci con la preghiera! Abbiamo grande fiducia e fede nella potenza della
preghiera che può cambiare il cuore di questa gente. Quello che è importante poi è
che la comunità cristiana mondiale abbia un’idea più chiara della situazione nigeriana.
Non è in atto una grande persecuzione di cristiani da parte dei musulmani; il Paese
non è diviso in questi due gruppi che si attaccano l’un l’altro. Se il mondo incominciasse
a comprendere nella maniera corretta, potrebbe anche appoggiare il lavoro che stiamo
facendo per creare un Paese nel quale cristiani e musulmani possano riprendere il
loro cammino insieme.