Spending review: sì definitivo della Camera, il provvedimento del governo Monti è
legge
In Italia continua la recessione. L’Istat fa sapere che il prodotto interno lordo
nel secondo trimestre è sceso del 2,5% rispetto all’anno precedente, record negativo
dal 2009; e che a giugno la produzione industriale è crollata dell’8,2% rispetto a
dodici mesi prima. Pessimo, in particolare, il risultato per il settore auto. Intanto
fa discutere una intervista al Wall Street Journal del il premier Monti Servizio
di GiampieroGuadagni:
Se
il Governo Berlusconi fosse ancora in carica lo spread italiano sarebbe a quota 1.200.
Così Mario Monti in una intervista rilasciata un mese fa al Wall Street Journal e
pubblicata oggi sul sito del quotidiano americano, che nell’articolo sostiene come
il premier italiano abbia bisogno di maggiore sostegno dell’Unione europea. Il segretario
del Pdl Alfano ha parlato di parole insensate e inaccettabili. E Monti ha chiamato
Berlusconi esprimendo dispiacere perché quella che ha definito una banale e astratta
estrapolazione di tendenza di valori dello spread sia stata colta come una considerazione
di carattere politico. Ma la reazione non si era fatta attendere: il Pdl al Senato
ha fatto mancare per quattro volte il numero legale, portando di fatto alla chiusura
estiva di Palazzo Madama; e alla Camera ha fatto andare sotto il Governo su un ordine
del giorno riguardante la sicurezza inserito nel decreto sulla spending review. Decreto
che proprio oggi è diventato legge dello Stato dopo il via libera definitivo di Montecitorio.
Il provvedimento contiene tagli alla spesa pubblica per trovare risorse necessarie
ad evitare l'aumento dell'Iva ad ottobre, ad ampliare le tutele ad altri 55 mila esodati
e ad aiutare i comuni dell’Emilia colpiti dal sisma. Tra le misure anche aggravi fiscali:
dall’università all'Irpef di 8 regioni con la sanità in rosso.
“Necessario
il riordino del settore dell’amministrazione pubblica capitolo importante di spesa
per il Paese, ma ora occorre diminuire le tasse”.Così in sintesi l’economista NicolaBorri, a commento della Spending Review e dell’attuale situazione italiana.
L’intervista è di GabriellaCeraso:
R.
– Nell’arco dei prossimi cinque anni, dobbiamo affrontare una riduzione progressiva
della spesa pubblica totale di 4-5 punti percentuali. Questa "spending review" è innanzitutto
un primo passo verso quell’obiettivo, quindi in questo senso è un passo importante.
La dimensione di questo primo passo però non è molto grande. Potranno essere necessari
ulteriori passi, come tagli in parte ai sussidi alle imprese: questa è forse la componente
che non si è ancora vista … D. – Il governo Monti si era impegnato su questo, ma
anche sul fronte della crescita. Il Paese però è fermo, oggi i dati del Pil lo confermano,
si parla di una recessione tecnica e mancano provvedimenti a questo riguardo... R.
– La strada da seguire è quella di una riduzione, quanto prima, dell’imposizione fiscale
sul lavoro e sulle imprese. Pensare di poter far ripartire la nostra economia con
investimenti pubblici imprecisati, credo che non ci porterà da nessuna parte. D.
– Come fa l’Ocse oggi, con il professor Padovan, a dire: “Il debito dell’Italia scenderà
prima di altri Paesi”? R. – Siccome il deficit italiano è sostanzialmente in pareggio,
basta anche una minima crescita del Pil e il nostro debito sul Pil scenderà: non c’è
alcun dubbio. Il problema, però, è capire di quanto. Secondo me, scenderà di poco
se la nostra economia non ripartirà in maniera decisa.