Nigeria: attaccata una chiesa, 19 morti. Appello dell'arcivescovo di Abuja per la
fine delle violenze
In Nigeria, sono almeno 19 i morti nell’attacco avvenuto, lunedì sera, contro una
chiesa evangelica nello Stato centrale di Kogi. L’azione terroristica non è ancora
stata rivendicata, ma nella regione è da tempo attiva la setta fondamentalista islamica
‘Boko Haram’. Il servizio di Davide Maggiore:
I fedeli erano
riuniti nella chiesa ‘Deeper Life Church’, nella località di Otite, per la lettura
settimanale della Bibbia, quando un commando di uomini armati ha fatto irruzione nella
chiesa, bloccando le uscite e aprendo il fuoco sui presenti. Gli assalitori sono poi
fuggiti a bordo di un furgone. La setta "Boko Haram", responsabile di numerosi attentati
nel Paese nell’ultimo anno, agisce normalmente in altre regioni della Nigeria, più
settentrionali: a febbraio, tuttavia, il gruppo estremista aveva rivendicato l’attacco
ad una prigione proprio nello Stato di Kogi. In quell’occasione erano stati liberati
119 prigionieri. Il gruppo integralista, il cui obiettivo è l’instaurazione di uno
Stato fondamentalista islamico in tutta la Nigeria, negli scorsi giorni aveva condotto
anche attacchi mortali contro poliziotti e pattuglie militari nigeriane. Sabato il
leader della setta, Abubakar Shekau aveva chiesto le dimissioni dello stesso capo
dello Stato, Goodluck Jonathan, invitandolo a “pentirsi” e ad “abbandonare il potere”.
Shekau aveva definito, inoltre “terrorista” il presidente americano Obama, dopo la
decisione dell’amministrazione statunitense di inserire tre leader di "Boko Haram"
nella “lista nera” delle organizzazioni terroristiche.
Su questo ultimo sanguinoso
attacco contro i cristiani della Nigeria ascoltiamo, nell’intervista di Davide
Maggiore, l'arcivescovo di Abuja, mons.John Onaiyekan:
R. – Non è facile
trovare una logica nel loro agire. L’unica che posso trovare è che questa è gente
che vuole seminare disordine nel Paese, mettere i cristiani contro i musulmani. Vogliono
un caos generalizzato, pensando forse che in una tale situazione di caos potranno
attuare i loro progetti. Chi ha un minimo di intelligenza si rende conto che il loro
è un progetto impossibile, irrealizzabile; ma i fanatici non seguono una logica, e
questo è il nostro problema.
D. – I leader religiosi possono aiutare in qualche
modo a fermare questo fanatismo?
R. – Io sono convinto che il problema non
sia di cristiani contro musulmani; per questo io continuo a insistere sul fatto che
i leader cristiani e musulmani devono lavorare insieme per identificare e isolare
questi gruppi. I musulmani nigeriani hanno già detto che sono persone che non appartengono
a loro. Dall’altro canto, per quanto riguarda la sicurezza, il governo dovrebbe continuare
e fare meglio. Sembra che il suo modo di agire vada migliorando, ma non è ancora sufficiente.
D.
– I fedeli, come vivono questa situazione? Non c’è rischio che il pericolo li spaventi
e li tenga lontani, ad esempio, dalle Messe, dalle celebrazioni?
R. – Assolutamente
no! Qui, in Nigeria, i cristiani sono convintissimi, giovani e adulti. E tutti sono
disposti e pronti a continuare a frequentare la chiesa! Questi sono episodi sporadici:
veramente è impossibile sapere in anticipo dove colpiranno. Non si tratta di un conflitto
generalizzato tra cristiani e musulmani; si tratta dell’attività di un gruppo di terroristi
che semina problemi per tutti, cristiani e musulmani. Hanno attaccato anche delle
moschee: il problema riguarda tutto il Paese e dobbiamo affrontarlo insieme.
Il problema che ci si pone ora è che questa situazione rende più difficile la collaborazione
tra cristiani e musulmani. Noi continuiamo a fare il possibile per mantenere dialogo
e collaborazione tra leader religiosi, ma c’è anche l’aspetto politico che non va
trascurato.
D. – Vuole lanciare un appello attraverso i microfoni di Radio
Vaticana?
R. – Sì: aiutateci con la preghiera! Abbiamo grande fiducia e fede
nella potenza della preghiera che può cambiare il cuore di questa gente. Quello che
è importante poi è che la comunità cristiana mondiale abbia un’idea più chiara della
situazione nigeriana. Non è in atto una grande persecuzione di cristiani da parte
dei musulmani; il Paese non è diviso in questi due gruppi che si attaccano l’un l’altro.
Se il mondo incominciasse a comprendere nella maniera corretta, potrebbe anche appoggiare
il lavoro che stiamo facendo per creare un Paese nel quale cristiani e musulmani possano
riprendere il loro cammino insieme.