2012-08-06 08:57:29

Londra 2012: Usain Bolt volata d'oro nei 100. I francescani evangelizzatori nella capitale britannica


Alle Olimpiadi di Londra Usain Bolt vince l’oro nei cento metri in 9 secondi e 63 centesimi, confermando il titolo conquistato quattro anni fa a Pechino. Emozioni per la gara di Oscar Pistorius: il primo atleta a correre con due protesi alle gambe, è arrivato ultimo raccogliendo il tripudio del pubblico. Tanti i sentimenti che suscitano i Giochi e che cambiano per due settimane anche il volto della compassata Londra. Lo conferma al microfono di Antonella Palermo, fra Jacopo Pozzerle, francescano che insieme ad altri 8 confratelli è nella capitale britannica per una missione di evangelizzazione: RealAudioMP3

R. - C’è un clima diverso. Normalmente la gente viaggia in silenzio, questo è lo stile britannico. Invece si vede come le persone abbiano più desiderio di condividere, di parlare. Si vede gente che parla anche sui mezzi pubblici; questo dà un senso di armonia. Ad esempio, un'altra immagine che mi ha consegnato un frate francese di origine croata: due spettatori, uno con la bandiera serba ed uno con la bandiera croata, camminare insieme all’uscita del villaggio olimpico; per lui questa è stata un’immagine di pace, di riconciliazione molto significativa.

D. - Come può descriverci la vostra collaborazione con altre confessioni religiose?

R. – E’ uno spirito ecumenico molto forte, molto bello perché appunto questa missione è stata preparata insieme. C’è un’organizzazione di per sé di matrice protestante, nella quale anche la Chiesa cattolica è entrata: si chiama “More than Gold”: “Più dell’oro”, per dire che la fede e l’incontro con il Signore valgono anche più di una medaglia d’oro. Perciò in questi giorni, vicino alla chiesa dei frati ci sono altre due chiese: una anglicana ed una battista. Siamo stati a visitare entrambi i luoghi e siamo stati accolto molto fraternamente; gli anglicani a loro volta sono venuti nella nostra chiesa. C’è un unico bollettino interconfessionale che segnala tutte le iniziative di tutte le confessioni. C’è questa semplicità di accoglienza, questa facilità di dialogo. Quando ci presentavano la situazione delle chiese a Londra, parlavano di un cristianesimo frammentato, come di fatto lo è, ma non è diviso. C’è un clima di collaborazione che effettivamente si percepisce. Un altro piccolo aneddoto: in questi giorni alla chiesa dei frati hanno prestato servizio una decina di volontari finlandesi appartenenti alla Chiesa presbiteriana, a quella pentecostale, luterana. Loro stessi invitavano i cattolici alle nostre celebrazioni. Si trovavano sulla strada per invitare alle celebrazioni cattoliche.

D. - C’è sicuramente la cura del corpo, l’esercizio fisico e l’esercizio spirituale ...

R. - Esattamente. Mi sembra questa sia un po’ la lettura spirituale che sta circolando riguardo ai Giochi Olimpici. I Giochi come immagine del nostro cammino spirituale.

D. - Quindi, in sintesi, il vostro che stile è?

R. - Più che altro uno stile semplice. Quello di essere anche in giro per le strade disponibili all’incontro in una maniera che non sia aggressiva, che non sia di assalto, ma più che altro di disponibilità. La zona in cui ci troviamo qui nel villaggio olimpico, è una zona di per sé povera, multiculturale, multietnica. C’è un’attenzione già istintiva; la gente saluta per le strade, soprattutto vedendo noi frati che siamo vestiti un po’ in questo modo strano per loro. Ci chiedono chi siamo... E quindi, già quella, diventa un’occasione per scambiare una parola.

D. - Qual è il suo augurio per queste Olimpiadi?

R. - Che possano essere soprattutto un segno di pace tra i popoli, tra le culture. E poi davvero un’immagine che mostri la bellezza del nostro corpo come creatura, e tempio dello Spirito Santo







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