I vescovi Usa al Congresso: intervenga a difesa della libertà religiosa e dell’obiezione
di coscienza
I vescovi degli Stati Uniti chiedono l’intervento del Congresso per risolvere l’impasse
sul cosiddetto Individual Mandate, le direttive del Dipartimento per la salute e i
servizi umani (HHS) che prevedono la copertura sanitaria obbligatoria anche per la
prescrizione e la somministrazione di farmaci anti-concezionali e abortivi e per gli
interventi di sterilizzazione. L’Amministrazione Obama - come è noto - ha concesso
un anno di tempo alle organizzazioni religiose (considerate peraltro tali sulla base
di alcune caratteristiche restrittive stabilite dalle autorità federali) per mettersi
in regola con le direttive entrate in vigore il primo agosto. Una decisione contestata
dall’Episcopato in quanto si tratta di un semplice rinvio che non risolve affatto
il nodo della questione: quello della tutela della libertà religiosa e di coscienza
che i tribunali non potrebbero garantire in tempi brevi a chi ricorre in giustizia
contro le nuove disposizioni. È quanto rileva una lettera inviata ai Rappresentanti
e ai Senatori dal cardinale Daniel DiNardo, presidente della Commissione per le attività
pro vita della Conferenza episcopale (Usccb). Nella missiva si ribadisce che l’imposizione
a tutti i datori di lavoro dell’obbligo di fornire anche servizi abortivi e contraccettivi
ai propri dipendenti, come previsto dalla riforma sanitaria, è una scelta politica
“scriteriata” che “non ha precedenti” negli Stati Uniti e che i vescovi continueranno,
dal canto loro, a sostenere “un servizio sanitario per tutti che difenda la vita in
particolare dei poveri e dei più vulnerabili”. Il cardinale DiNardo evidenzia in particolare
che le nuove disposizioni penalizzeranno in primo luogo quelle organizzazioni religiose
a scopo di lucro che per rimanere fedeli ai propri convincimenti religiosi e morali
si rifiuteranno di applicarle. Per il solo fatto di essere a scopo di lucro esse saranno
infatti automaticamente escluse dall’esenzione prevista per le (poche) organizzazioni
riconosciute come religiose dalle autorità federali. Per fare valere i propri diritti
esse si vedrebbero costrette quindi a ricorrere in giudizio e ad attendere i tempi
lunghi della giustizia. Di qui la pressante richiesta dei vescovi americani di un
intervento “tempestivo” del Congresso su questa “questione fondamentale”. A sostegno
delle ragioni dell’episcopato la lettera cita la sentenza con cui il 27 luglio un
tribunale in Colorado ha dato ragione a un’azienda gestita da una famiglia cattolica,
che ha fatto ricorso contro il mandate. (A cura di Lisa Zengarini)