2012-08-06 14:08:53

Hiroshima ricorda il bombardamento atomico di 67 anni fa. Archivio Disarmo: il pericolo nucleare non è finito


La città giapponese di Hiroshima ha ricordato oggi il bombardamento atomico di 67 anni fa. I morti furono oltre 250mila e tre giorni dopo altre migliaia di vittime si registrarono nel bombardamento di Nagasaki. Di “orrendo delitto” ha parlato l’arcivescovo Pier Luigi Celata, segretario emerito del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, nella Messa celebrata ieri nella cattedrale di Hiroshima, in memoria delle vittime della bomba. Ma cosa resta di quanto accaduto allora? Benedetta Capelli lo ha chiesto a Maurizio Simoncelli, vice-presidente di Archivio Disarmo:RealAudioMP3

R. – Resta il fatto che da due bombe fatte esplodere nell’agosto 1945, oggi ce ne troviamo 19.000 circa; resta il fatto che l’umanità comunque è minacciata da una disponibilità di armi nucleari infinitamente superiore a quello che si potesse immaginare; resta il fatto che, effettivamente, rispetto agli anni della Guerra fredda, siamo andati diminuendo enormemente questi arsenali. Rimane il fatto che il Trattato di non proliferazione nucleare, che era stato ideato ormai più di 40 anni fa per porre da un lato un argine alla corsa agli armamenti nucleari, e dall’altro lato per procedere effettivamente anche ad un disarmo, questo Trattato non è più – come dire – adeguato ai tempi, perché se da un lato effettivamente una riduzione del numero delle testate c’è stato, abbiamo visto però che in questi anni alcuni Paesi si sono dotati di queste armi nucleari rimanendo al di fuori del Trattato di non proliferazione, come Israele, come il Pakistan, come l’India, come la Corea del Nord … Si teme che altri Paesi vogliano fare la stessa cosa – pensiamo all’Iran …

D. – Tra l’altro, c’è un’incognita pesante, che è quella che riguarda la Corea del Nord di cui non si dispongono dati …

R. – Sì, non si dispongono dati; si stima – almeno da parte degli esperti – che possa avere due-tre testate nucleari. Ad oggi, gli esperimenti che la Corea del Nord ha fatto in questo ambito lanciando dei missili, peraltro sono stati tutti fallimentari. Sono passati ormai quasi 60 anni dalla vicenda di Hiroshima e Nagasaki e l’umanità ancora non è riuscita a risolvere e ad affrontare in senso pacifico la questione dell’arma nucleare, anzi, si continua a fare affidamento su questa; anzi, addirittura anche armi nucleari di tipo tattico, da usare su un teatro relativamente ristretto, non intercontinentale – come le bombe B61 che sono depositate in Germania, in Italia e in Turchia – verranno progressivamente modernizzate proprio per far sì che possano essere utilizzate, possano essere pienamente inserite all’interno delle strategie di sicurezza occidentali.

D. – Qualche tempo fa si è chiusa la conferenza Onu sul commercio delle armi: anche qui un fallimento, riflesso di sempre uguali divisioni nella comunità internazionale. In cosa sperare, allora, se anche su questo non troviamo un accordo?

R. – La grande novità di questi anni è la capacità della società civile di far sentire la sua voce. Infatti, abbiamo visto che i governi lasciati a se stessi, nel chiuso delle stanze degli esperti, non riescono ad uscir fuori da queste logiche. Se di fronte al fallimento della Conferenza di New York sul commercio delle armi convenzionali dobbiamo prenderne atto, dobbiamo anche considerare che questa Conferenza è stata imposta dalla società civile che ha costretto i governi di tutto il mondo ad affrontare questo tema. E questo è già un grande risultato! Tanto è stato fatto: ricordiamo, ad esempio, la vicenda delle mine antiuomo, la cui produzione e commercio mondiale sono stati vietati in seguito ad una grande mobilitazione internazionale, come anche le cluster bombs. Dobbiamo pensare che dobbiamo continuare a premere in questa prospettiva.







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