2012-08-06 15:41:45

Caos in Siria: diserta il primo ministro di Assad, ad Aleppo battaglia sempre più dura


Caos politico in Siria: il primo ministro di Assad, Riad Hijab, ha disertato, rifugiandosi in Giordania con la famiglia e altri dignitari. Intanto si moltiplicano i fronti di battaglia: a Damasco un’esplosione ha colpito la sede della televisione di Stato, e nella provincia di Hama, secondo l’opposizione, continuano gli attacchi delle forze governative, che avrebbero già provocato circa 40 vittime e 120 feriti. Ad Aleppo, intanto, è in corso un'aspra battaglia per il controllo della città. Il servizio di Davide Maggiore:RealAudioMP3

In un comunicato Riad Hijab ha detto di considerarsi da questo momento “un soldato della rivoluzione”. Dal suo rifugio in Giordania, l’ormai ex premier ha parlato inoltre di un “genocidio collettivo” in corso nel Paese. La sua defezione, hanno spiegato fonti dell’opposizione, era organizzata da tempo e la fuga è stata protetta dai miliziani dell’Esercito Libero Siriano. Secondo gli attivisti, inoltre, il governo è sempre più infiltrato ai suoi vertici. Altre fonti riferiscono che anche il ministro delle Finanze avrebbe tentato di abbandonare il governo di Damasco, ma sarebbe stato arrestato. Nella stessa capitale, le truppe di Assad assediano uno dei quartieri centrali della città, mentre non avrebbe provocato vittime, secondo fonti governative, la bomba esplosa nel palazzo della tv di Stato. Il fronte principale è però ancora quello di Aleppo: continuano i bombardamenti sulla città, ma sono state riportate anche notizie di combattimenti con armi automatiche. Ascoltiamo il giornalista Cristiano Tinazzi, che si trova alla periferia della città:RealAudioMP3

R. - Stamattina mi trovavo in un altro villaggio vicino da dove sono partite decine di miliziani per andare a dare man forte ai combattenti ad Aleppo, e con loro anche i carri amati che avevano sequestrato nei giorni scorsi all’esercito governativo. In questa zona hanno bombardato anche questa notte: sono caduti diversi colpi di artiglieria pesante che provenivano dalla zona di Al Hamdania, sempre ad Aleppo, dove c’è una base militare governativa, colpi che hanno colpito case civili; non c’era un obiettivo militare specifico ed io ed altre persone siamo dovute scappare perchè i colpi erano sempre più vicini e continuavano a cadere. Da quanto hanno detto i miliziani questa mattina la situazione è che comnuque stanno guadagnando terreno nella parte centrale di Aleppo, nonostante l’esercito, che pare abbia schierato 20 mila uomini, abbia centinaia di carri armati. Quindi è una situazione che si potrebbe protrarre per settimane.

D. - Qual è la situazione al Aleppo? Si parla di pesanti combattimenti nella zona di Salaheddine...

R. - La linea del fronte tra i due gruppi è proprio Salaheddine. I miliziani questa mattina si stavano dirigendo proprio in quella zona che stavano appunto trincerando con i cecchini ed i carri armati. Il posto che è stato distrutto più di tutti è lì; la situazione è devastante, ci sono bombardamenti, anche 15 colpi al minuto che cadono sulle case. I cannoni sparano direttamente sulle abitazioni. Non c’è selezione degli obiettivi e viene colpito tutto il quartiere dove ci sono ancora tantissimi civili. La zona intorno ad Aleppo è sotto il controllo dei ribelli. L’esercito si trova dall’altra parte della città e tiene sotto controllo alcuni dei quartieri.

D. - Qual è invece la situazione dei civili ad Aleppo? Continua la loro fuga dalla città?

R. - Sì. In tutti i Paesi qui intorno è tutto chiuso, non c’è niente. Non c’è una macchina che passa. La gente ha paura, è terrorizzata. Sono mesi che vengono bombardati ciclicamente e "a caso". Non c’è un obiettivo specifico che viene colpito, vengono colpite le case. Per cui la gente è fuggita. Sembra di trovarsi in un paese fantasma. Ci sono pochissime persone, la maggior parte uomini; ci sono le file per il pane. Prima siamo passati davanti ad uno dei pochi panifici rimasto aperto in zona. C’erano tante persone in fila per prendere il pane perchè il problema qui è trovare da mangiare, benzina – che ormai è aumentata -, e riuscire a muoversi perchè quasi nessuno ormai si sposta. Quei pochi che sono rimasti sono uomini, le donne sono al confine nei campi profughi.







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