Policlinico Gemelli e Bambino Gesù assieme per la terapia neonatale
Una terapia che si mette in atto durante il parto, già praticata negli Stati Uniti,
ma pochissimo finora in Europa, è stata presentata nei giorni scorsi al Policlinico
Gemelli di Roma. Si chiama “Exit”, “Ex utero intrapartum therapy”, ed è frutto della
collaborazione tra il Gemelli e l’Ospedale pediatrico romano Bambino Gesù. Ma in che
cosa consiste esattamente questa tecnica? Eliana Astorri l’ha chiesto al prof.
Giovanni Scambia, direttore del Dipartimento per la tutela della donna e della
vita nascente del "Gemelli":
R. - Exit è
l’acronimo di “Ex utero intrapartum terapy”, che sostanzialmente vuol dire che l’assistenza
neonatologica - a bambini che hanno delle difficoltà delle vie aeree superiori e dei
polmoni - viene data al momento del taglio cesareo lasciando ancora il cordone ombelicale
e la placenta intatti, cioè consentendo al bambino di ossigenarsi attraverso la placenta,
perché recidere il cordone ombelicale, potrebbe creargli dei problemi in quanto non
si riuscirebbe ad ossigenare. Allora i neonatologi e i chirurghi pediatrici, lo assistono
e lo intubano con la placenta in atto, che gli garantisce l’ossigenazione.
D.
- Quindi è per dare più tempo ai medici di intervenire fra il parto e la resezione
del cordone …
R. - Fondamentalmente sì. E questo - è dimostrato - migliora
le "performance" del neonato stesso.
D. - Su che tipo di patologie di interviene?
Quando il bambino ha quali anomalie?
R. - Le anomalie possono essere tante.
Per sintetizzarle, sono tutte quelle anomalie dei polmoni, del diaframma e delle vie
aeree superiori, che possono ostacolare l’ossigenazione spontanea al momento del parto,
quindi tutto ciò che rende difficile la respirazione del bambino.
D. - Senza
questo tipo di terapia “Exit” a cosa andrebbe incontro il neonato?
R. - Sicuramente
potrebbe andare incontro a dei danni importanti legati alla mancanza di ossigenazione,
che possono essere danni celebrali, cardiaci, e di altri organi. Quindi la procedura
"Exit" consente di limitare, di ridurre, di annullare potenzialmente questi danni.
D.
- È una tecnica che richiede sicuramente un approccio multidisciplinare …
R.
- È una tecnica complessa; è un esempio di integrazione multidisciplinare tra ostetrici,
neonatologi, ostetriche, chirurghi, pediatri ed anestesisti dell’adulto e del bambino,
nonché di psicologi, perché sono coppie che vanno preparate a tutto questo.