Draghi: realizzare uno scudo anti-spread, risposta positiva dei mercati europei
Ieri andamento positivo delle borse europee dopo due giorni di perdite, con Milano
che ha fatto segnare guadagni per quasi il 7%. All’origine dell’ottimismo dei mercati
le dichiarazioni del presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, che ha
parlato dell’esigenza di realizzare uno scudo anti-spread e della necessità di salvare
a tutti i costi la moneta unica. Dichiarazioni importanti anche da parte del premier
spagnolo, Mariano Rajoy, che ha auspicato entro l’anno la creazione di un’unità bancaria
nella zona euro, anche contro il parere della Germania. Di queste ipotesi per uscire
dalla crisi, Giancarlo La Vella ha parlato con Gianfranco Viesti, docente
di Economia all’Università di Bari:
R. – E’ indispensabile
avere dei meccanismi che ripristinino il sistema bancario europeo. Quello che sta
succedendo è che il risparmio di ciascun Paese rimane sempre di più al suo interno:
serve allora trasferire in parte, a livello europeo, l’autorità di vigilanza e controllo
attraverso modalità che possano essere definite di unione bancaria. Questo significa
assoggettare le diverse istituzioni a regolamentazioni comuni. E’ molto, molto importante
per motivi di solidarietà europea, da un lato, e, dall’altro, per un controllo efficace
sul settore privato che è tanto importante quanto quello delle finanze pubbliche.
D.
– Tutto questo sta creando comunque una divisione ancora maggiore con la Germania.
Qual è la posizione di Berlino?
R. – In Germania ci sono due modi di vedere
le cose che si fronteggiano. C’è un modo più estremo di chi tira la corda, mettendo
insieme convinzioni ideologiche e convenienze di portafoglio: tanto più dura questa
situazione, tanto più la Germania ci guadagna, perché si finanzia a tasso zero e riceve
vantaggi dagli svantaggi degli altri. C’è poi un’altra "cordata", che comprende l’opposizione
politica, ma anche settori della maggioranza cristiano-democratica, che invece mette
sul piatto della bilancia la salvezza dell’euro, che è fondamentale per la Germania.
Quindi una progressiva costruzione di nuove regole che, come sempre in Europa, facciano
da mediazione fra esigenze diverse: quella della stabilità dei bilanci pubblici in
chiave di rafforzamento della moneta unica e di integrazione comunitaria.
D.
– Le fibrillazioni dei mercati quanto possono influire su un processo di ricerca della
stabilità economica e finanziaria?
R. – Moltissimo. Non avendo una banca centrale
a difesa della nostra moneta comune, le operazioni speculative possono attaccare i
diversi titoli di Stato dei Paesi, senza che ci sia un potere sufficiente che li contrasti.
La cosa che fa veramente impressione è che basterebbe che il governatore della Banca
Centrale Europea, Draghi, dicesse, per abbattere definitivamente gli spread: “Siamo
pronti ad intervenire in maniera illimitata”. Nel momento in cui pronunciasse la parola
“illimitata”, finirebbe una parte rilevante dei nostri problemi.
D. – Prendendo
in considerazione, invece, l’Italia, che aveva la fama di essere – insieme con il
Giappone – uno dei Paesi più risparmiatori: a questo punto una ripresa dell’economia
reale, alla luce di queste possibili riforme, è immaginabile?
R. – Da questo
punto di vista ci sono delle preoccupazioni legate alla caduta del risparmio, per
cui le famiglie italiane finanziano i consumi con un po’ di patrimonio: cosa che in
un breve periodo si può fare, mentre in un lungo periodo porta a conseguenze molto
gravi. Soprattutto dobbiamo essere molto attenti al fatto che la crisi sta colpendo
in maniera più intensa le fasce più deboli. Dunque, nessun catastrofismo, ma occorre
fare molta attenzione, perché potremmo svegliarci un giorno vedendo che alcuni elementi
di solidità e di coesione della nostra società possono essersi incrinati.