Congresso su Paolo VI a Nairobi. Il cardinale Re: “L’Africa, speranza per il futuro
della Chiesa”
Si è concluso a Nairobi, in Kenya, l’incontro “Paolo VI e la Chiesa in Africa”, in
cui si sono potuti approfondire diversi temi legati alle attuali sfide che deve affrontare
la Chiesa nel continente africano alla luce dell’eredità di Montini che visitò l’Africa
per ben due volte: la prima da arcivescovo di Milano, la seconda da Papa. Al microfono
del collega del programma Inglese-Africa, John Baptiste Munyambibi, il prefetto
emerito della Congregazione per i Vescovi, cardinale Giovanni Battista Re,
traccia un bilancio della due giorni:
R. - Nel corso
di questi due giorni è stata illustrata la grandezza di Paolo VI e soprattutto il
valore dell’insegnamento e della testimonianza del Papa Paolo VI per quello che riguarda
l’Africa. Sono stati sottolineati due aspetti molto caratteristici: l’invito del Papa
affinché gli africani siano cattolici e africani e l’invito che Paolo VI fece agli
africani di essere missionari della loro terra. È stata citata quella frase del Papa
Benedetto XVI nella conclusione dell’Esortazione Apostolica sul Sinodo africano, in
cui augura che l’Africa diventi un polmone spirituale nella Chiesa cattolica del mondo
intero. Sono state molto belle e molto partecipate anche le due Messe. Nel mio intervento
io ho preso spunto dall’Anno della Fede indetto da Papa Paolo VI per poi soffermarmi
soprattutto sull’Anno della Fede indetto dall’attuale Papa. La sollecitudine pastorale
che ispira i due anni della fede è la medesima: rafforzare la fede.
D. - Prima
di diventare Papa, il cardinale Giovanni Battista Montini ha visitato alcuni Paesi
africani nel 1962, quando era vescovo di Milano: Kenya, Zambia e poi Sudafrica. Quale
influenza hanno avuto queste visite sulla sua visione dell’Africa?
R. - Il
cardinale Arinze era un giovanissimo sacerdote, parroco di una piccola parrocchia
quando venne il cardinale Montini. Montini parlò ai fedeli della sua parrocchia in
italiano e lui traduceva nella lingua del posto e dice che i suoi fedeli rimasero
molto impressionati per il contenuto e per il calore che il cardinale Montini aveva.
Il viaggio che fece a Kampala, invece, ebbe davvero una grande eco in tutta l’Africa.
In quel viaggio a Kampala ordinò anche 12 vescovi, inaugurò il Secam e incoraggio
questa unione di Conferenze episcopali a lavorare per l’evangelizzazione.
D.
- Le sue impressioni riguardo a questo incontro?
R. - Ho trovato qui, a Nairobi,
una chiesa viva, dinamica. Oggi, che è il giorno dopo il congresso, siamo andati a
celebrare la Messa nella cattedrale e c’era un discreto numero di gente. Ho notato
che accanto alla cattedrale, c’è una cappella dove c’è l’Adorazione Eucaristica: debbo
dire che era quasi piena. C’è quindi un cristianesimo vivo, un cristianesimo che sta
crescendo per numero di fedeli, ma anche per numero di religiosi e di sacerdoti. Mi
pare che l’Africa sia davvero il continente della speranza per il futuro della Chiesa.