Borse europee in rialzo e spread in calo. L’economista Vaciago: bisogna investire
in formazione
Giornata positiva per le Borse Europee dopo il tonfo di ieri. Piazza Affari è tra
le migliori. Positivo anche l’andamento dello spread: il differenziale tra Btp e Bund,
in particolare, torna sotto quota 500 punti. Ieri, intanto, il presidente del Consiglio
italiano Mario Monti ha incontrato a Madrid, ultima tappa del suo tour europeo, il
premier iberico Mariano Rajoy. Italia e Spagna - hanno affermato i due primi ministri
- si impegnano a favorire, per quanto possibile, crescita e occupazione. Quali sono,
in questo senso, le reali opportunità per i due Paesi? Amedeo Lomonaco lo ha
chiesto all’economista Giacomo Vaciago:
R. – Devono
riuscire a conciliare la sostenibilità della finanza pubblica con il ritorno alla
crescita. Sono due obiettivi diversi e richiedono strumenti ad hoc. Se ti illudi che,
tagliando il deficit pubblico, automaticamente l’economia cresca di più, questo non
è vero. D’altra parte, abbiamo tanti giovani che non trovano lavoro perché la formazione
non funziona, e quindi si deve molto migliorare anche il nostro sistema educativo.
Anche da questo punto di vista, la Spagna ci assomiglia: hanno copiato i nostri difetti…
D.
– Lo spread a livelli così alti – ha ricordato il premier Monti – è un problema comunitario.
L’Unione Europea ha gli strumenti per trovare una soluzione?
R. – La Bce di
sicuro, se riesce ad “indovinare” uno strumento grazie al quale non spaventa i Paesi
del Nord – quindi, a partire dalla Germania – e dall’altro lato calma, appunto, i
mercati. I mercati scommettono sul fatto che non crescendo, il debito non sia sostenibile.
Dobbiamo quindi dimostrare che siamo tornati ad occuparci del futuro del Paese. Il
Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ritiene che non sia stato fatto abbastanza per
fermare il diffondersi della crisi nell’’Eurozona. In un rapporto dedicato sulle politiche
economiche negli Stati Uniti, in Cina, nell’area euro, in Giappone e nel Regno Unito,
il Fmi ritiene che le azioni prese all'interno dell’Eurozona, "nonostante i progressi",
non sembrano sufficienti. Ma l'area euro - mette in evidenza il Fmi - non è la sola
a destare preoccupazione. Anche Stati Uniti, Cina, Giappone e Regno Unito devono prendere
misure contro la crisi.