2012-08-02 13:58:26

Siria. I ribelli bombardano Aleppo. Allarme Fao: 3 milioni di civili hanno bisogno di aiuti


E’ emergenza umanitaria in Siria. La Fao ha lanciato un allarme per la popolazione del Paese: un milione di civili ha bisogno di aiuti per l'agricoltura quindi di sementi, cibo per animali e carburante. Entro un anno – aggiunge l’organizzazione delle Nazioni Unite – il numero potrebbe salire a tre milioni. Pesanti le perdite del settore: meno 1,5 miliardi di euro. Intanto, secondo i ribelli, sarebbero una quarantina le vittime di un raid aereo condotto oggi dalle forze di sicurezza siriane vicino a Damasco. Gli stessi insorti hanno bombardato stamane l'aeroporto militare di Menagh, 30 chilometri a nord-est di Aleppo, da dove decollano gli elicotteri e i caccia delle forze fedeli ad Assad. Una situazione difficile che sta costringendo migliaia di siriani ad abbandonare il Paese. Benedetta Capelli ha raccolto la testimonianza di Wael Suleiman, direttore di Caritas Giordania, raggiunto telefonicamente al confine con la Siria:RealAudioMP3

R. – Adesso mi trovo a Mafraq, dove ormai da sei mesi arrivano i siriani che stanno continuando a scappare dalla Siria: è proprio vicino alla frontiera siriana. In quella zona abbiamo costituito due centri Caritas per ricevere i siriani e per aiutarli.

D. – Di quanti profughi siriani stiamo parlando?

R. – In tutta la Giordania parliamo di 165 mila siriani: noi come Caritas – finora - ci stiamo occupando di circa 25 mila siriani e, con i nostri partner, stiamo cercando di aiutarli quotidianamente.

D. – Cosa raccontano i profughi siriani e soprattutto di cosa hanno bisogno?

R. – Di sicuro non parlano di cose politiche, forse perché hanno paura o forse perché arrivano da un regime che non ha mai dato loro la possibilità di parlare e anche – forse – di pensare. Vengono qui e chiedono soltanto aiuti umanitari: chiedono tutto, perché sono famiglie con bambini, famiglie numerose. Chiedono cibo, chiedono aiuto per trovare una casa in affitto e per essere aiutati ad inserire i bambini nelle scuole… Tutto, chiedono tutto, perché non hanno niente! Sono venuti con le loro macchine, ma senza niente…

D. – Le famiglie giordane hanno dato prova di grande generosità, accogliendo i profughi nelle loro case. Un gesto, questo, molto importante…

R. – Sì, è vero. Il popolo giordano ha vissuto questa esperienza negli ultimi 60 anni: prima con i palestinesi, nell’82 con i libanesi, nel ‘91 con gli iracheni e adesso con i siriani. La cosa più bella è certamente la solidarietà, che il popolo giordano ha nella sua cultura e che ha dimostrato aprendo le case. Certo, c’è anche qualcuno che approfitta della situazione e affitta degli alloggi ma è anche vero che il Paese, economicamente parlando, sta passando anche un momento difficile. Ma hanno comunque aperto le loro case.

D. – Le autorità hanno aiutato queste famiglie? C’è stato un sostegno anche da questo punto di vista?

R. – Adesso il governo è riuscito almeno a dare il permesso a tutte le Ong del mondo per venire e aiutare i siriani. Tre-quattro giorni fa ha anche aperto il primo campo per i profughi siriani, che ha tutti i servizi, compresi quelli sanitari. Questo campo riesce ad accogliere 100 mila siriani.

D. – In qualità di direttore di Caritas Giordania, vuole lanciare un appello?

R. – Sì. Adesso stiamo lavorando con i nostri di Caritas Internationalis e altre Caritas del mondo: io posso solo ringraziare tutti i nostri partner – Caritas Internationalis e certo la Chiesa universale – perché tutti hanno aiutato Caritas Giordania ad implementare i propri progetti. Finora siamo riusciti ad aiutare 25 mila persone.







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