Messico: per i vescovi la discriminazione della donna si vince con i valori cristiani
Sono i principi, i criteri e i valori cristiani, ispirati dal Vangelo, gli strumenti
migliori con cui superare la discriminazione della donna nella società: lo scrive
mons. Enrique Sánchez Martínez, vescovo ausiliare di Durango, in Messico, in una riflessione
pubblicata sul sito web della Conferenza episcopale locale (Cem). Partendo dalla constatazione
che con la discriminazione “perdono tutti – la donna, la società che si vede privata
del potenziale femminile, e gli uomini”, il presule punta il dito anche contro la
violenza, che nella donna provoca “la perdita del rispetto e dei rapporti interpersonali,
la perdita dell’autostima e della fiducia in se stessa e un’insana dipendenza dal
maltrattatore”. Ma ulteriori rischi si corrono anche sul fronte opposto: come spiega
il presule, il fenomeno del “femminismo radicale può avere come conseguenza la ricerca
di una falsa uguaglianza” che porta a concezioni erronee come quella sulla salute
riproduttiva”. Cosa fare, dunque, di fronte a questa situazione? Mons. Sánchez Martínez
suggerisce di guardare ai “principi e criteri” cristiani, perché “l’uomo e la donna
sono fatti ad immagine e somiglianza di Dio e Cristo è l’autentico promotore della
dignità della donna”. Centrale, quindi, il richiamo alla dignità femminile, definita
“il fondamento della radicale uguaglianza e fraternità tra gli uomini, indipendentemente
da razza, nazione, sesso, origine, cultura e classe”. Poi, mons. Sánchez Martínez
invita alla parità della donna “nella vita economica sociale, culturale e politica”,
chiedendo anche che la società si strutturi in modo tale che “le mogli e le madri
non si vedano costrette a lavorare fuori casa”. Forte anche il richiamo del vescovo
ausiliare di Durango a combattere “l’ideologia del genere, secondo la quale ciascuno
può scegliere il proprio orientamento sessuale”, a prescindere dalle caratteristiche
biologiche naturali, e che “ha provocato modifiche legali che feriscono gravemente
la dignità del matrimonio, il rispetto del diritto alla vita e l’identità della famiglia.
Si tratta di un’emancipazione femminile che parte da presupposti falsi”. Allo stesso
tempo, mons. Sánchez Martínez condanna “la schiavitù, la pornografia, la prostituzione
e tutte le discriminazioni che si riscontrano in ambito educativo, salariale, ecc.
contro le donne”. Di qui, l’appello a promuovere un “nuovo femminismo” lontano dai
modelli “maschilisti” e che “riconosca il vero spirito femminile nelle manifestazioni
dell’intera convivenza civile e lavori per il superamento di ogni forma di discriminazione,
di violenza e di sfruttamento”. Infine, il presule sottolinea l’importanza della maternità,
poiché essa “insegna che le relazioni umane sono autentiche se si aprono all’accoglienza
dell’altro, riconosciuto ed amato per il semplice fatto di essere una persona e non
per utilità, forza, intelligenza, bellezza o salute”. Questo, in fondo, è “il contributo
fondamentale delle donne – conclude mons. Sánchez Martínez – e la premessa per un
autentico cambiamento culturale”. (A cura di Isabella Piro)