Marcia francescana alla Festa del Perdono di Assisi. Mons. Sorrentino: un'esperienza
di Paradiso
Tantissimi pellegrini ieri ad Assisi alla Festa del Perdono per ricevere l’indulgenza
plenaria che San Francesco chiese e ottenne dal Papa nel 1216 con lo scopo - diceva
- di mandare tutti in Paradiso. Ieri sono arrivati anche i circa mille giovani della
Marcia francescana. In serata la chiusura, con la Messa presieduta dal vescovo di
Assisi, mons. Domenico Sorrentino. Antonella Palermo lo ha intervistato:
R. – Francesco
aveva imparato dalla sua esperienza cosa è il Paradiso: il Paradiso non è soltanto
un fatto del futuro, ma è un’esperienza che si può già avere in questa terra, anche
dalle tante spine e difficoltà, fatiche proprie del cammino umano. E Francesco aveva
capito che è Paradiso il vivere con Dio, il fare esperienza della sua paternità, del
suo amore, della sua misericordia. Per cui, guardando i suoi fratelli, guardando le
difficoltà, guardando le disperazioni, guardando le delusioni e le disillusioni, Francesco
ha veramente grande sentimento di misericordia e chiede al Signore di dare a tutti
il Paradiso che egli sperimenta. Un’espressione che egli dice a proposito del perdono
è questa: “Voglio mandarvi tutti in Paradiso”: quella grazia profonda, quella che
sta dentro al senso della indulgenza plenaria, che prende tutto l’essere umano.
D.
– Ma cosa ci vuole veramente per perdonare?
R. – La percezione di essere stati
perdonati, di essere stati amati, di essere oggetto di una grande tenerezza.
D.
– La Chiesa sta vivendo tempi difficili, molti cristiani sono anche disillusi: come
vuole rivolgersi a loro, che magari non sentono questo slancio al perdono…
R.
– Vorrei innanzitutto compenetrarmi con la loro fatica, ma vorrei poi dire di quanta,
quanta gente sta venendo alla Porziuncola: è veramente una marea! La Chiesa non è
fatta da quegli eventi clamorosi che vengono detti perlopiù dai mass media: la Chiesa
è fatta da un Popolo di Dio che quotidianamente, con i suoi sacerdoti più fedeli e
impegnati, con le sue famiglie, vive la gioia della fede. Inviterei questi fratelli
a guardare un pochino anche a questo popolo.
D. – Francesco è anche simbolo
di povertà, di sobrietà di vita: in questo tempo di crisi economica, forse, ci dice
ancora qualcosa?
R. – Penso proprio di sì.
D. – Peraltro per dare e
ricevere il perdono, ci si deve mettere in una condizione di povertà…
R. –
E’ vero. Son perfettamente d’accordo: si riceve il perdono, se ci si riconosce poveri;
si dà il perdono, perché si vuole condividere con gli altri. Se vogliamo davvero fare
esperienza di misericordia, bisogna imparare a metterci gli uni accanto agli altri,
con atteggiamento di vera fraternità.