Il cardinale Bertone parla di una nuova Enciclica del Papa
Una nuova Enciclica del Papa, la conclusione del libro sull’infanzia di Gesù, la nuova
evangelizzazione: sono i temi affrontati ieri sera dal cardinale segretario di Stato
Tarcisio Bertone che ha celebrato la Messa nella Chiesa parrocchiale di Introd, in
Valle d’Aosta, dove sta trascorrendo un periodo di riposo. Il servizio di Sergio
Centofanti.
Il Papa ha concluso il suo terzo volume su Gesù di Nazareth
dedicato ai Vangeli dell’infanzia, è un grande regalo per l’Anno della Fede che inizierà
ad ottobre; poi forse ci sarà una nuova Enciclica, la quarta del Pontificato: è quanto
ha detto il cardinale Bertone, a margine della Messa celebrata nella parrocchia di
Introd. Leggeremo il terzo libro di Benedetto XVI su Gesù – ha aggiunto - con avidità
e con grande gusto. Il porporato ha detto che in questo periodo di riposo sta rivedendo
carte, appunti e problemi che bisogna mettere in ordine, naturalmente sempre in contatto
con Roma, sia con i suoi collaboratori sia con il Papa. Ad una domanda su quale invito
fare ai politici italiani, ha parlato della necessità dell’impegno per il bene comune:
è l’esortazione lanciata dallo stesso Benedetto XVI nella sua ultima Enciclica. L'importante
– ha affermato - è rimboccarsi le maniche, anche con qualche sacrificio personale
o di gruppo.
Nell’omelia, prendendo spunto dalla memoria liturgica di Sant’Eusebio
di Vercelli, ha tracciato “il compito di colui che governa con senso di responsabilità,
a differenza del mercenario che svolge un mestiere. Governare – ha spiegato - significa
prendersi cura, prendere le difese dei deboli, dei bisognosi, e nell’immagine del
‘buon pastore’ far risplendere la regalità di Cristo”. Ha ricordato poi l’opera di
evangelizzazione compiuta da Sant’Eusebio che “non restò a casa sua”. “Affrontò –
invece - viaggi durissimi, pericoli, incomprensioni e persecuzioni dei nemici, pur
di portare il Vangelo e la salvezza di Cristo dappertutto”. “Quando si parla di ‘nuova
evangelizzazione’ – ha osservato il cardinale Bertone - dobbiamo saper riconoscere
in questa espressione tutta la carica di fiducia che Dio dà a noi oggi, nel volerci
annunciatori del Vangelo in mezzo alla nostra gente, tanto quanto i primi discepoli
fra le genti pagane del loro tempo. Il Signore ha bisogno oggi del nostro cuore, della
nostra mente, delle nostre forze affinché il progetto di vita da lui annunciato possa
avere la forza attrattiva nel nostro mondo vitale, differenziato e complesso nel quale
bisogna saper rendere concretamente visibile la forza della speranza cristiana. In
ogni ambito sociale: nel lavoro, nel matrimonio e nella famiglia, come in tutte le
cerchie amicali e di impegno sociale, ciascuno è davvero insostituibile per una ramificazione
della testimonianza di fede”.
“Comprendiamo allora la grande importanza dell’annuncio
fatto da Benedetto XVI di proclamare l’Anno della Fede, che prenderà inizio nel prossimo
mese di ottobre a cinquant’anni dall’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II.
Sarà un anno importante – ha aggiunto - se si pensa alla necessità del nostro tempo
di servire la causa dell’uomo” che, secondo quanto detto da Benedetto XVI - senza
Dio “non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia”. “Coscienti
della nostra dignità di collaboratori o operatori di una ‘nuova evangelizzazione’
– ha concluso il cardinale Bertone - dobbiamo coltivare una grande passione per Dio
prima di tutto. Ma dobbiamo anche sforzarci in molti modi per scoprire di nuovo, attraverso
una formazione realmente cristiana, i molti tesori della nostra cultura e della fede
che sono sfuggiti di mano a molti e che per questo sono divenuti quasi irriconoscibili”.