Giappone: al via un’inchiesta penale sul disastro di Fukushima
In seguito alla "class action" intentata da oltre 1300 abitanti di Fukushima contro
i vertici della Tokyo Electric Power Company (Tepco), società che gestisce l'impianto
nucleare, il pubblico ministero della città teatro dell'incidente dell'11 marzo 2011
ha avviato una inchiesta ufficiale che tocca anche il presidente Tsunehisa Katsumata.
I giudici dovranno accertare se vi siano state negligenze o trascuratezze dei responsabili
della centrale, nell'incidente atomico più grave della storia del Giappone. Al vaglio
della magistratura - riferisce l'agenzia AsiaNews - vi sono in particolare danni derivanti
"dall'esposizione alle radiazioni" e la morte di alcuni pazienti durante il trasferimento
fra ospedali. I vertici della Tepco riferiscono di non essere stati informati in
merito all'apertura di un fascicolo di indagine, per questo "non possiamo rilasciare
commenti". Tuttavia, il lavoro della magistratura continua grazie anche a un rapporto
indipendente di un decano dell'università di Tokyo, commissionato dal Parlamento nipponico
(Dieta) per far luce sulle cause del disastro. Nella documentazione pubblicata a inizio
luglio emergono errori "umani" e cause dirette "prevedibili", ma che sono state nei
fatti trascurate dall'azienda e dal ministero dell'Economia preposto a vigilare, che
non hanno predisposto "i requisiti base di sicurezza". Una seconda inchiesta indipendente,
sempre a cura dell'università di Tokyo, conferma i risultati del primo studio, mostrando
errori e trascuratezze commesse dai responsabili dell'impianto e dalle persone preposte
alla sicurezza. Ora il pubblico ministero, contando sulla class action dei cittadini,
potrà aprire un fascicolo di indagine; in caso di archiviazione, assicurano i legali
che tutelano gli interessi della popolazione, "ricorreremo in appello". Sarebbero
in tutto 33 le persone oggetto di indagine, fra cui l'ex presidente Tepco Masataka
Shimizu che aveva dichiarato - poi smentito dai fatti - che un disastro di questa
portata "non era preventivabile". Accompagnato da uno tsunami, con ondate di oltre
40 metri di altezza, il sisma di magnitudo 9 ha avuto effetti catastrofici: 15.850
morti; 6.011 feriti; 3287 dispersi; 800mila edifici distrutti; incendi in molte zone;
strade e ferrovie danneggiate; crollo di dighe. Quattro milioni di famiglie del nord-est
sono rimaste senza elettricità e un milione senz'acqua. Secondo la valutazione della
Banca Mondiale, il costo del disastro si aggira sui 235 miliardi di dollari Usa. Tokyo,
pur essendo lontana 250 chilometri da Fukushima, la città epicentro del terremoto,
ha avuto 30 edifici distrutti e 1.046 danneggiati. Dall'11 marzo fino all'8 giugno
2011 sono state registrate 1000 scosse di assestamento, di cui 60 di magnitudo 6 e
almeno 3 di magnitudo superiore a 7. A tutt'oggi, nelle prefetture colpite dall'onda
anomala oltre 340mila persone vivono in container e case prefabbricate. A queste si
aggiungono 160mila abitanti residenti nell'anello di sicurezza di 20 km intorno alla
centrale nucleare. Ospitati in centri di raccolta e abitazioni di parenti e amici,
essi attendono da un anno i risarcimenti della Tokyo Electric Power Company (Tepco),
la società gestore dell'impianto. Il fabbisogno economico per la ricostruzione è stato
valutato a 10 trilioni (miliardi di miliardi) di yen (circa 85,8 milioni di miliardi
di euro). Per determinare l'altissimo prezzo si è tenuto conto non solo della costruzione
di case e strutture pubbliche ma anche del problema delle fonti energetiche. Ci vorranno
circa 40 anni per bonificare l'area e gli abitanti temono per il futuro, perché stentano
a sopravvivere con il solo sussidio statale. (R.P.)