Usa. Obbligo assicurativo per gli abortivi. Cardia: “Grave violazione all’obiezione
di coscienza”
E' entrata in vigore negli Stati Uniti la norma della riforma sanitaria voluta da
Obama che prevede l’obbligo per tutti i datori di lavoro di fornire copertura assicurativa
obbligatoria per contraccettivi, abortivi e pratiche di sterilizzazione, pena multe
salatissime. Un’imposizione che per le organizzazioni religiose slitterà di un anno,
e che di fatto - dicono i vescovi - è una violazione della libertà religiosa e del
diritto all’obiezione di coscienza. Quali le conseguenze? Roberta Barbi lo
ha chiesto al prof. Carlo Cardia, docente di Diritto ecclesiastico all’Università
Roma Tre:
R. - Una prima
conseguenza è che si apre un fronte di impegno civile, per tutelare la libertà religiosa.
Alcuni Stati stanno dimenticando che la libertà religiosa è individuale e collettiva.
Cos’è la libertà religiosa collettiva? È la libertà delle Chiese, delle confessioni,
dei gruppi religiosi di mantenersi fedeli ai propri principi.
D. - I vescovi
degli Stati Uniti parlano di rischio per la libertà religiosa, mentre fioccano le
sentenze: in Colorado un giudice ha dato ragione a una famiglia che si opponeva al
pagamento obbligatorio di servizi contrari alle proprie convinzioni religiose…
R.
- Da un’ammissione a certe pratiche, che possono essere discutibili - ma la legge
le dichiara libere - si passa all’imposizione, all’obbligo di queste pratiche nei
confronti di coloro che sono contrari per motivi religiosi, ideali e ideologici. A
questo punto deve scattare il principio dell’obiezione di coscienza, che è il rifiuto
- per motivi di coscienza, religiosi, laici - di una legge ingiusta.
D. -
Per ora il governo Usa ha concesso a ospedali, Chiese e università cattoliche uno
slittamento di un anno, mentre l’esenzione dall’obbligo riguarda solo le strutture
che servono esclusivamente persone aderenti alla stessa fede. Si annulla completamente
il diritto all’obiezione di coscienza, costituzionalmente fondato e con riferimento
ai diritti inviolabili dell’uomo…
R. - L’obiezione di coscienza è nata in Occidente
come tutela nei confronti dello Stato e di quelle leggi che non corrispondono a determinati
dettami della fede religiosa e delle opinioni ideali. La prima grande obiezione di
coscienza fu al servizio militare. Voglio fare un altro riferimento: non esiste una
convenzione internazionale sulla libertà religiosa; esistono delle norme contenute
nelle carte internazionali, ma non esiste una convenzione completa sulla libertà religiosa,
perché vi sono delle difficoltà nell’accordo tra Stati e nazioni di diversa tradizione.
Questo potrebbe essere uno dei punti cardine di un’eventuale convenzione - cui prima
o poi si arriverà - il rispetto dell’identità delle Chiese su alcuni punti fondamentali,
che non contrastino con i diritti umani.
D. - Esiste il pericolo che le organizzazioni
cattoliche escano, così, dai settori sanitario, educativo e assistenziale?
R.
– È una questione molto delicata. Esprimo adesso una mia opinione: bisogna evitare
che la reazione produca un male maggiore. Io sono convinto che la scelta migliore
sia quella di impostare una battaglia politica sulla questione della libertà religiosa.
D. - Dopo il via libera della Corte Suprema alla riforma Obama, un senatore
repubblicano ha proposto una legge che esoneri le istituzioni religiose dalle sanzioni
previste per chi non ottempera agli obblighi assicurativi e anche il candidato repubblicano
alla Casa Bianca Romney ha detto che se dovesse essere eletto, la prima cosa che farà
sarà abolire la riforma. La partita, quindi, si giocherà il 6 novembre prossimo?
R.
- È una partita lunga. Oggi abbiamo questo problema, però attenzione: questo è solo
uno dei tasselli di una china che si sta realizzando in modo particolare negli Stati
Uniti, ma anche in Inghilterra. Non ci dimentichiamo mai quello che è accaduto in
Inghilterra per la questione delle adozioni dei minori, per la quale la riforma inglese
obbliga le istituzioni confessionali che hanno principi ideali, a dare in adozione
i bambini anche a coppie non eterosessuali. Anche qui una lesione gravissima dell’obiezione
di coscienza e si dovrebbe avere una risposta di carattere generale. Queste istituzioni
sono state fra le principali sostenitrici dei diritti umani degli ultimi 50 anni,
adesso piano piano sono silenti di fronte a queste cose che sono macroscopiche.