Crisi dell'Ilva. L'arcivescovo di Taranto: fiaccolata e veglia di preghiera per la
salute e il lavoro
Un invito rivolto ai malati oncologici, agli operai, ai parenti delle vittime del
lavoro e a molti altri, è quello che ha rivolto l’arcivescovo metropolita di Taranto,
mons.FilippoSantoro, alla vigilia della fiaccolata e della
veglia di preghiera organizzata stasera a Taranto in sostegno degli operai dell’Ilva,
dopo il sequestro da parte della magistratura di sei impianti, che ora mette a rischio
il futuro dello stabilimento. Domani nella città pugliese, è atteso il ministro dell’Ambiente
Clini che oggi alla Camera ha detto che i rischi ambientali da considerare all’Ilva
''sono quelli dei decenni passati“. FrancescaSabatinelli ha intervistato
mons. Santoro:
R. – Quello
che come pastore chiedo è un momento di pacificazione, un momento di unità, per quello
che è possibile. Il tono della veglia è il tono della difesa della vita, in tutti
i suoi aspetti: sia la vita protetta dalle malattie, sia la vita protetta e sostenuta
da un degno lavoro. Quindi, un momento di unità, un momento che vuole rasserenare
gli animi, un momento in cui ci mettiamo davanti al Signore e chiediamo luce per essere
uniti, ma anche per mostrare alle autorità che qui c’è gente che usa la ragione, che
usa la responsabilità, e che chiede di trovare soluzioni positive che migliorino l’ambiente
ma senza interrompere il lavoro e la realizzazione delle persone.
D. – Mons.
Santoro, lei conclude il messaggio inviato ai cittadini alla vigilia della veglia
chiedendo di pregare tutti insieme per il futuro di Taranto. Certo, in questo momento
sembra abbastanza difficile immaginare una soluzione che coniughi l’attenzione alla
salute e la salvaguardia dei posti di lavoro...
R. – Certo, la difficoltà è
molto grande però esistono passi da fare. La prima cosa è proprio quella della difesa
del lavoro, perché se va in chiusura l’Ilva è evidente che il lavoro è pregiudicato.
Bisognerà trovare accorgimenti giuridici perché questo non accada. D’altro lato, è
indispensabile che siano fatte delle bonifiche, per cui le emissioni non continuino.
E’ chiaro che la parte più grave è avvenuta nel passato, quando l’Ilva era statale,
e quindi i controlli erano molto, molto, molto più bassi. Quindi, sono state già apportate
delle bonifiche. Bisogna percorrere decisamente questa strada, che poi mi sembra la
strada che stanno seguendo le autorità, a livello nazionale, regionale e locale: migliorare
l’ambiente, ma non distruggere il lavoro. La questione di Taranto non è una questione
locale o regionale, è una questione nazionale. Siamo stati molto contenti delle parole
del Santo Padre, domenica scorsa all’Angelus: già questo lascia prevedere, per il
futuro, qualche ragionevole speranza.
Per domani si prevede uno sciopero di
24 ore con un corteo in città al quale prenderanno parte anche i leader sindacali
e i familiari degli operai. In piazza ci sarà anche donNinoBorsci,
direttore della Caritas diocesana di Taranto, al microfono di FrancescaSabatinelli:
R. – Nel momento
in cui viene dichiarato che gli impianti dell’aria a caldo (dove si lavora l’acciaio)
devono essere chiusi e vengono quindi sigillati dal giudice in quanto causa dei mali,
della nocività, si deve fare contemporaneamente in modo che coloro che vengono a perdere
il posto di lavoro possano essere riassorbiti, o nelle opere di risanamento dell’impianto
o in un altro modo, in un altro posto di lavoro. Ben venga dunque il provvedimento
del giudice se il provvedimento porterà una maggiore tutela della salute. Però, dall’altra
parte, vogliamo anche che ci si preoccupi di come assorbire gli operai che ora perdono
il posto di lavoro.
D. – Lei quindi non critica la decisione della magistratura
e invita l’Ilva a farsi carico del reimpiego di questi lavoratori?
R. – La
magistratura avrebbe dovuto farlo 10, 20 anni fa! Questa presa di posizione della
magistratura sarebbe stata salutare 20 anni fa. Ora, purtroppo, è già tardi. Però,
io dico: ben venga! Però bisogna garantire che non ci siano perdite dei posti di lavoro.
D.
– Chi deve farsi carico della soluzione?
R. – Intanto devono essere i titolari
dell’azienda, perché finora loro hanno preso qui a Taranto e hanno investito altrove.
E questo è il guaio più grosso. Io vivo proprio a ridosso dell’Ilva: sono anni che
combattiamo perché venga coperto il parco minerario per evitare che quando tira vento
tutto il carbone si riversi sul quartiere.
D. – Don Borsci, ci sarà uno sciopero
con un corteo in città da parte dei lavoratori …
R. - … e la nostra preoccupazione
è che magari si aggiunga gente che non c’entra niente con la città, che ci siano infiltrazioni,
ho sentito anche la preoccupazione di tante gente, perché la gente sa che questi quando
arrivano distruggono. E l’unica cosa di cui Taranto non ha bisogno è proprio questo.
D.
– Ma lei sarà al fianco dei lavoratori, in questo corteo?
R. – Io sono stato
cappellano dell’Ilva per oltre 10 anni, quindi senz’altro sono accanto a loro. Io
capisco bene i problemi di tutte queste famiglie, anche perché, essendo io direttore
della Caritas, da me vengono a piangere continuamente tutte quelle famiglie che purtroppo
si trovano adesso in una situazione di disagio. E penso che se la situazione dovesse
continuare in questo modo e che se questa gente dovesse rimanere a casa, il problema
sarà molto più grave e molto più preoccupante!
D. – Domani verrà il ministro
Clini: cosa pensa la città debba chiedere al governo?
R. –Mah … io credo che
la città chiederà che ci siano più forze per recuperare ciò che è recuperabile. A
noi quello che preme è il risanamento dell’ambiente, e quindi che l’ambiente sia più
sicuro. Non vogliamo la chiusura della fabbrica. O almeno: se si arriverà alla chiusura
della fabbrica, bisogna arrivare in modo graduale, assicurando la possibilità che
coloro che lavorano possano continuare a lavorare in un modo diverso.