Siria: accordo di pace a Qalamoun sulla linea tracciata a Roma dagli oppositori
Nuovo successo dell’iniziativa “Mussalaha” (Riconciliazione) che si sta adoperando
per dimostrare che esiste una “terza via” possibile, alternativa alla guerra e alle
armi, quella della società civile. Secondo quanto riferiscono fonti locali all’agenzia
Fides, ieri è stato firmato un “accordo storico tra le forze dell’opposizione di Qalamoun
e i rappresentanti di Mussalaha di Yabroud, Qâra, Nebek e Deir Atieh e dintorni”.
La regione di Qalamoun è un’area di altopiani situata tra Damasco ed Homs che comprende
i villaggi cristiani di Maaloula (dove si continua a parlare l’aramaico, la lingua
vernacolare di Gesù) e di Saydnaya (dove è collocato il Santuario della Madre di Dio)
oltre agli antichi monasteri di Santa Tecla, Mar Touma, Mar Moussa e Mar Yakoub. La
popolazione è in maggioranza sunnita ma vi è pure una forte presenza cristiana che
è rispettata grazie ad un patto che risale di tempi di Saladino. Da mesi diversi villaggi
della regione, si erano proclamati "indipendenti" e avevano paralizzato le istituzioni
statali (comuni, stazioni di polizia, tribunali) e della vita civile (con scioperi
diffusi e permanenti). Questa fase di disobbedienza civile è stata accompagnata da
una insurrezione armata con miliziani che attaccavano postazioni dell'esercito, ma
anche alcuni civili ritenuti vicini al governo o troppo concilianti con il regime.
Ai miliziani si sono aggiunte le bande criminali che hanno approfittato del disordine
e della mancanza di sicurezza per rapire persone a scopo di estorsione ed effettuare
rapine contro fabbriche, depositi, negozi. L’accordo di ieri si unisce alla dichiarazione
di Roma dei gruppi dell'opposizione riuniti dalla Comunità di Sant'Egidio. In base
a tale accordo l'opposizione rinuncia all’opzione militare, e, quindi, vieta ai suoi
membri di attaccare le forze governative, militari o di sicurezza e i civili. Essa
depone le armi e rimette la sicurezza nelle mani dello Stato. Da parte sua il governo
continua a dare alla popolazione civile la libertà di esprimersi democraticamente
attraverso manifestazioni e sit-in . Grazie all’accordo, riferiscono le fonti di Fides,
i prigionieri politici che non si sono macchiati di delitti di sangue sono stati liberati
e le persone rapite a scopo politico o di lucro sono state rimesse in libertà. “Le
famiglie sunnite divise tra oppositori e lealisti oltre tra oppositori di diverse
fazioni si ritrovano riunite da questo accordo che dimostra ancora una volta la forza
di persuasione della società civile che ricostruisce a partire dai capi tribali e
di clan, con l'accompagnamento delle autorità religiose, un patto sociale che non
può essere completo finché il rumore delle armi non si sarà spento in tutta la Siria”
concludono le fonti di Fides. (R.P.)