2012-07-31 12:36:20

Mali: dopo il rientro del presidente Traoré, occhi puntati sul Nord


Un plauso dei mediatori dell’Africa occidentale alle prime misure annunciate dal presidente di transizione Dioncounda Traoré, rientrato venerdì a Bamako dopo un lungo periodo di convalescenza trascorso a Parigi. “Sta creando istituzioni di condivisione delle responsabilità e di concertazione per gestire la transizione e questo è lodevole. Ma il più importante è ormai fatto: che Traoré sia tornato in patria, si sia rivolto alla nazione e abbia spiegato la necessità di formare nuove istituzioni, compreso un governo di unità nazionale” ha commentato Djibrill Bassolé, ministro degli Esteri del Burkina Faso, Paese a capo della mediazione della Comunità economica dell’Africa occidentale (Cedeao/Ecowas). Il capo di Stato maliano - riporta l'agenzia Misna - sembra intenzionato a chiedere alla Cedeao una proroga alla scadenza del 31 luglio per la formazione del governo di unità nazionale e per avere più tempo a disposizione per l’attuazione delle nuove istituzioni – Alto consiglio di Stato, Consiglio nazionale di transizione e Commissione nazionale per i negoziati col Nord – che di fatto limitano notevolmente le competenze del primo ministro Cheick Modibo Diarra. A poche ore dal rientro in Mali di Traoré, tutti gli occhi sono puntati anche sul Nord e sperano ancora in una soluzione politica nel conflitto con i gruppi ribelli islamici e tuareg che da aprile hanno preso il controllo di un’ampia porzione del territorio nazionale. E’ partita da Bamako una delegazione dell’Alto consiglio islamico del Mali, guidata dal suo presidente Mahmoud Dicko, con il compito di aprire negoziati con i gruppi armati islamici, in particolare Ansar Al Dine. A Gao ha già incontrato responsabili locali e capi religiosi che hanno accolto positivamente la sua decisione di visitare il Nord in pieno Ramandan, interpretata come un segno di solidarietà. Nelle prossime ore potrebbe avere un colloquio con Iyad Ag Ghali, leader di Ansar Al Din, notoriamente contrario alla partizione del Mali e desideroso di far applicare la legge islamica. Ma in queste ore, più che sulla possibilità dell’apertura di un dialogo con la ribellione islamica, i media internazionali danno ampio spazio alla notizia della lapidazione di una coppia uccisa a Aguelhok per aver concepito figli fuori dal matrimonio, in violazione con la sharia. Ma la crisi nel Nord, cominciata lo scorso gennaio, continua ad aver implicazioni umanitarie su vasta scala, sia per sfollati e rifugiati nei Paesi vicini che per i cittadini rimasti a vivere nei principali capoluoghi settentrionali di Gao, Kidal e Timbuctù. In tutto, secondo il ministro per l’Azione umanitaria, ci sono 67.118 sfollati interni e 203.887 rifugiati, soprattutto in Mauritania (più di 67.000) e in Burkina Faso (più di 65.000). Nonostante l’apertura di corridoi umanitari, gli operatori incontrano difficoltà nella consegna degli aiuti – cibo, acqua, medicinali – e nel prestare assistenza psicologica a chi è stato costretto a scappare lasciando dietro di sé casa e lavoro. (R.P.)







All the contents on this site are copyrighted ©.