2012-07-31 14:20:58

La Chiesa del Guatemala al fianco dei giovani per un riscatto umano e sociale


Continua in Guatemala l’impegno delle istituzioni contro la povertà e la corruzione nella difesa della democrazia. Una sfida raccolta con particolare impegno dalla Chiesa locale che offre alla comunità e in particolare ai giovani segni di speranza con un impegno di carità sociale e di formazione spirituale. Altra grande sfida per la Chiesa guatemalteca è la presenza delle sette. Di provenienza statunitense, crescono nella società locale per la loro disponibilità economica e la forte, ma apparente, esperienza di comunità che offrono. Don Leonardo Biancalani, teologo, sacerdote italiano della diocesi di Massa Marittima-Piombino incaricato di svolgere un corso di aggiornamento per formatori e sacerdoti sulla “Morale sociale”, racconta al microfono di Luca Collodi la sua esperienza nel Paese latino-americano:RealAudioMP3

R. - La situazione è quella di un Paese che si vuole riscattare socialmente, ma anche quella di un Paese che manifesta un’estrema povertà, anche se - allo stesso tempo - manifesta un grande entusiasmo. Ho visto una Chiesa che vuole veramente riscattarsi e che vuole dare un segno forte di speranza, anche se permangono, però, delle tensioni visibili nel Paese e una povertà abbastanza evidente.

D. - Il ruolo della Chiesa del Guatemala come s’inserisce oggi in questo cammino di riscatto, di legalità, di rafforzamento della democrazia?

R. - La Chiesa guatemalteca, per quella che è appunto la mia esperienza personale, credo che stia facendo un lavoro di carità sociale molto importante così come di formazione dei sacerdoti: una formazione spirituale e una formazione liturgica, anche con l’uso mirato dei segni liturgici. C’è un’attenzione - sia per quanto riguarda la liturgia sia per quanto riguarda la carità - da parte della Chiesa guatemalteca molto importante e questo sono convinto che potrà permettere quest’opera forte nel corso degli anni per riportare la Chiesa in alto.

D. - Guardiamo anche ai giovani: i giovani del Guatemala rispetto all’esperienza di fede...

R. - E’ un Paese relativamente giovane. Voglio ricordare che sono appena 30 anni che è finita la guerra, una guerra veramente sanguinosa. E’ quindi un Paese giovane, dove i giovani chiedono alla Chiesa non soltanto l’allegria tipica dell’America Latina, ma chiedono soprattutto una presenza molto forte. C’è da parte dei giovani una voglia di stare insieme, anche se però si notano quelli che sono i segni di una guerra che è stata sanguinosa: da un certo punto di vista si vede, quindi, un certo di tipo di frazione. Chiaramente il fenomeno della disoccupazione, fenomeno certamente conseguente di altri problemi sociali, e la corruzione sono dei mali endemici. Stanno cercando ora di reagire con forza, ma si vede una certa fatica. Sono convinto che però non manchi la forza e non manchi la voglia da parte dei giovani, che sono poi il sale della società, per cercare di ricostruire e arrivare veramente ad un riscatto sociale.

D. - Altro tema che interessa non solo il Guatemala, ma tutta l’America è quello delle sette. Da questo punto di vista, la Chiesa come si sta muovendo?

R. - Il problema delle sette è evidentissimo: basta girare con la macchina per trovare qualsiasi tipo di cartello con una chiesa particolare, dai nomi più disparati. Io credo che questo sia un problema veramente drammatico, perché molti hanno perso - da questo punto di vista - la fede per aderire alle sette, anche perché sono sette di estrazione americana, che "conquista" in tutti i sensi: quindi sia da un punto di vista economico, sia da un punto di vista di una "apparente e forte comunità". Io credo che questa sarà una sfida per la Chiesa cattolica guatemalteca molto forte, anche perché le sette sono ramificate: ogni 300-400 metri ci si imbatte in una chiesa con un nome diverso. Sono molto forti i Testimoni di Geova, i Mormoni e anche altri vari tipi di sette particolari.







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