2012-07-30 10:58:37

Trattato sulle armi: dopo il fallimento dei negoziati, pressioni sulle grandi potenze


Quattro settimane di negoziati non hanno consentito di raggiungere un accordo per la formulazione e l’adozione di un Trattato sul commercio delle armi convenzionali (Att, Arms Trade Treaty). “L’incapacità della Conferenza di New York di concludere il suo lavoro sul tanto atteso Att, nonostante anni di sforzi condotti dai paesi membri dell’Onu e dalla società civile di tante nazioni, costituisce una sconfitta” ha detto senza tanti giri di parole il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. I negoziati - riferisce l'agenzia Misna - si sono conclusi venerdì scorso e secondo i rappresentanti delle Organizzazioni non governative che hanno seguito i lavori, alla fine a prevalere sono stati gli interessi di parte di alcune potenti nazioni, Stati Uniti, Russia e Cina in particolare, che insieme a Regno Unito, Francia e Germania controllano il 74% dellintera produzione mondiale delle armi. “Con una persona che muore ogni minuto a causa di violenze armate, dovrebbe essere un imperativo per le nazioni più potenti fare da guida. Il presidente Obama ha invece chiesto più tempo per arrivare a un accordo. Ma di quanto tempo ha bisogno?” si è chiesto Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International. “Questi negoziati – ha aggiunto Shetty – hanno rappresentato un test scomodo per i leader mondiali. Pochi potenti non sono riusciti a sganciarsi dalle loro posizioni optando invece per un politica di interessi politici nazionali. Questa minoranza può anche aver voltato le spalle all’opinione pubblica mondiale, ma non potrà farlo ancora per molto tempo. La maggioranza dei governi che vogliono un Att forte devono continuare adesso ad esercitare pressioni così che un accordo possa essere raggiunto già quest’anno”. La Campagna Control Arms – di cui fanno parte diverse organizzazioni non governative – ha sottolineato a sua volta la posizione espressa con un comunicato congiunto da 90 nazioni che si sono dette amareggiate ma non scoraggiate” e determinate ad arrivare quanto prima ad un trattato. Secondo Control Arms bisogna ripartire dalla posizione espressa da queste nazioni per arrivare a una svolta. (R.P.)







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