Guerra in Siria. Il nunzio ai leader religiosi: unitevi per fermare repressione e
violenze
E’ stato ben accolto dalla popolazione siriana l’appello del Papa domenica all’Angelus
per la fine delle violenze. Grande gioia è stata espressa dagli arcivescovi di Aleppo,
armeno cattolico, Boutros Marayati, e greco-cattolico, Jean-Clément Jeanbart: le parole
di Benedetto XVI rappresentano un segno di speranza. Ma purtroppo l’assedio del regime
ad Aleppo e ad Homs non si ferma. Circa 200mila i civili in fuga dalla carneficina.
Parigi ha chiesto un summit del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Da parte sua Damasco
assicura che i ribelli saranno sconfitti anche senza ricorrere alle armi chimiche.
Si registrano intanto nuove diserzioni: un vice capo della polizia siriano si sarebbe
rifugiato in Turchia insieme con altri 11 ufficiali. Di ieri anche la notizia delle
dimissioni dell’'incaricato d'affari siriano a Londra. Sull’intervento del Papa e
la situazione in Siria ascoltiamo il nunzio a Damasco, mons. Mario Zenari,
al microfono di Sergio Centofanti:00:01:57:79
R. – L’appello
del Santo Padre affinché cessi la violenza, il suo cordoglio per le vittime, la sua
vicinanza alle sofferenze della gente, sono sempre di grande conforto per i pastori,
i fedeli e per tutti i siriani, i quali sono vivamente riconoscenti al Santo Padre
per l’interesse e la vicinanza che porta continuamente alla Siria, per i suoi reiterati
appelli. Del suo appello di ieri per esempio ne hanno parlato in maniera molto positiva
anche i media locali governativi. Vorrei sottolineare l’accento che il Santo Padre
ha messo sul dramma di tanti sfollati interni e rifugiati presso i Paesi limitrofi
come pure la sua preghiera affinché Dio illumini la coscienza di quanti ricoprono
posti di responsabilità in questi momenti così difficili. Questo mi sembra un rilievo
molto importante.
D. – Qual è la situazione in Siria, pensiamo ai combattimenti
ad Aleppo, Damasco e in altre città, quale atmosfera si sta respirando oggi nel Paese?
R.
– Un’atmosfera molto pesante. Ci sono queste località che sono particolarmente colpite,
di cui si parla continuamente, ma ormai direi che il cancro del conflitto è diffuso
un po’ in tutta la Siria, e la gente è alquanto timorosa e incerta dell’avvenire.
Pensavo in questi giorni al contrasto tra il clima dell’apertura in questi giorni
dei giochi olimpici - a cui hanno assistito milioni di persone in tutto il mondo,
che è stata la festa straordinaria della fratellanza universale dei popoli - e la
situazione che si sta vivendo in Siria. Tuttavia direi che questa festa conserva anche
la speranza, la fiamma della fratellanza universale, che non potrà essere spenta da
venti fratricidi che soffiano qua e là in qualche parte del mondo. Dove è stata momentaneamente
spenta questa fiamma della fratellanza universale, certamente sarà un giorno riaccesa
con l’aiuto della solidarietà internazionale.
D. – Vuole lanciare un appello
dai microfoni della Radio Vaticana?
R. – Dopo i reiterati e accorati appelli
del Santo Padre, tutti ben apprezzati, ben accolti, per la cessazione della violenza
in Siria e per una soluzione politica del conflitto, conoscendo per esperienza le
buone relazioni interreligiose che esistono in Siria e il ruolo che la religione ha
da queste parti, vorrei rivolgere un appello a tutti i responsabili religiosi musulmani,
cristiani e altri: riunitevi tutti insieme e con tutto il peso della vostra autorità
morale rivolgete in nome di Dio un unanime e severo monito a tutte le parti in conflitto
affinché arrestino la violenza e la repressione che stanno portando il Paese alla
distruzione a sofferenze indicibili e morte, rivolgete loro un pressante appello affinché
abbiano il coraggio di intraprendere immediatamente e in tutta sincerità con l’assistenza
della comunità internazionale il cammino per arrivare ad una adeguata soluzione politica
della crisi.